Il PEC – Piano di Emergenza Comunale – cos’è e come dovrebbe funzionare.
Aeroporto di Linate, 3 ottobre 2021, mancano pochi minuti alle 13.
Il cielo è grigio, una sottile pioggia cade da alcune ore, l’umidità media è del 90%, la temperatura di 18°C, la visibilità di 15 km.
Dalla torre di controllo arriva l’indicazione : “READY TO TAXI?”, pronti per il rullaggio? Dall’aereo con identificazione YR-PDV arriva la conferma, “Ready to taxi”.
Lentamente il Pilatus, un turboelica di fabbricazione svizzera con il pilota e sette passeggeri a bordo si dirige verso la pista di decollo, davanti ha un altro aereo, il Linate-Napoli delle 12:45.
Dopo pochi minuti dalla partenza del volo per Napoli arriva il suo turno “Ready for departure”, sono passate le 13 da appena 4 minuti. Il piano di volo, della durata di circa due ore prevede una virata verso est, sopra l’idroscalo e poi ancora un’altra virata verso sud per dirigersi verso la meta finale, l’aeroporto di Olbia. Il volo durerà appena 4 minuti, alle 11:07 (UTC) le 13:07 locali l’aereo si schianta in un edificio in costruzione a San Donato, in una tragica fatalità, a pochi metri dalla via che commemora i 118 morti della collisione del volo SAS 686 e un piccolo aereo privato dell’8 ottobre di vent’anni fa.
Il bilancio è pesante, come vent’anni fa, nessun superstite tra i passeggeri. I soccorsi arrivati sul luogo non possono fare altro che domare l’incendio, mettere in sicurezza l’area e attendere i rilievi per capire le ragioni che è costata la vita a un ricco uomo d’affari rumeno – era lui alla guida dell’aereo – alla moglie, al figlio e a un gruppo di amici, due uomini, una donna e un bambino. Il bilancio poteva essere più pesante se il turboelica fosse caduto qualche decina di metri più in là. L’area di San Donato è tra le più densamente popolate della vasta provincia milanese – 2491 ab/km2 – (leggermente meno Segrate 2045 ab/km2 ) ed è facile immaginare il bilancio di una eventualità del genere.
L’aereo, come tutti quelli che decollano da Linate, in condizioni meteo normali, lasciano la pista in direzione nord, sorvolando Segrate, e anche il monoelica del ricco uomo d’affari rumeno aveva fatto lo stesso.
Come residente segratese, non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa sarebbe accaduto se il velivolo fosse caduto prima?
Cosa succede in caso di disastro aereo sul nostro territorio? Chi, come e in che modo deve prestare il primo soccorso? Quali sono le zone maggiormente esposte? C’è un piano di primo intervento? Come debbono comportarsi i cittadini non coinvolti ma in zona del disastro? C’è un piano di emergenza e se c’è come faccio a conoscerlo e ad applicarlo?
Mi sono sentito come in aereo, quando gli assistenti di volo indicano le misure di sicurezza e con svogliata superficialità ascoltiamo le indicazioni e immaginarmi poi davvero in un’emergenza e fare confusione: da che parte devo uscire?
Una prima ricerca sul Web restituisce tante risposte, tutte indicano il PEC, il Piano di Emergenza Comunale.
Una normativa giovane, è Il nuovo Testo Unico della Protezione Civile, del 2018, che prevede la progettazione e l’organizzazione di tutte le attività e procedure che dovranno essere adottate per affrontare un evento calamitoso nel territorio comunale; un sistema articolato di procedure, organizzazione, risorse e scambio di informazioni. E’ lo strumento operativo che razionalizza e organizza le procedure d’intervento nelle emergenze dell’apparato comunale, delle aziende erogatrici dei pubblici servizi e l’intervento del volontariato, in modo da ottenere la massima efficienza in caso di conclamata emergenza, con operazioni di primo soccorso alla popolazione, utilizzo del volontariato, informazione alla popolazione sui rischi del territorio, al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, la gestione amministrativa della comunità, per fronteggiare le necessità più urgenti con utilizzo di risorse necessarie per il ritorno alla normalità.
Insomma, uno strumento organico che raccorda tutti gli ambiti, competenze e autorità chiamati a gestire l’emergenza.
La corretta stesura di un PEC deve tenere in considerazione i rischi e le variazioni degli scenari attesi che possono colpire un determinato territorio e le sue caratteristiche quali corsi d’acqua, territorio montuoso o pianeggiante, vallivo, frazioni poste in località disagiate, infrastrutture ferroviarie, viarie, aeroportuali, scuole, ospedali, attraverso la raccolta di dati e di cartografia e la predisposizione di appositi scenari di rischio, valutando quali conseguenze possano interessare, in base alla vulnerabilità del luogo, al tipo di abitazioni, ai siti sensibili come scuole e ospedali, gli insediamenti industriali o ancora il numero di abitanti e loro eterogeneità, considerando la presenza di bambini ed anziani e le varie disabilità.
La normativa impone l’obbligatorietà per tutti i comuni di dotarsi dei piani di Protezione Civile, deliberati dal Consiglio comunale e che gli stessi possano essere revisionati periodicamente e aggiornati con Atti del Sindaco, della Giunta o della competente struttura amministrativa, purché inseriti in deliberazione consiliare di approvazione e trasmessi alla Regione, alla Prefettura-Ufficio territoriale del governo e alla Provincia territorialmente competente.
Il primo cittadino, assieme al Prefetto, in base alla gravità e alla natura dell’evento, sono le figure in cima alla catena di comando e sono i primi a essere chiamati a intervenire.
Le azioni del sindaco nell’immediatezza del disastro possono fare la differenza.
Per le procedure in emergenza, la legge n. 1/2018, come abbiamo visto, individua il sindaco quale Autorità territoriale di Protezione Civile e pertanto incaricato di intervenire prontamente per portare assistenza ai propri cittadini, utilizzando quale base operativa il COC (Centro Operativo Comunale) che può essere attivo non solo nella situazione di emergenza ma anche nella prima fase di solo allertamento. Il PEC è un documento redatto dagli uffici tecnici comunali, eventualmente supportati da professionalità di capacità ed esperienze adeguate ed è un documento di supporto operativo al quale il Sindaco si riferisce per gestire l’emergenza con il massimo livello di efficacia, ed essendo un documento redatto in casa, la sua minuziosa conoscenza assicura il massimo dell’efficienza.
E in fatto di efficacia, per rendere il PEC uno strumento di primo soccorso fra i cittadini, nella piena consapevolezza dei rischi presenti e dell’auto protezione prevista, la simulazione di un evento di crisi trova la sua massima efficacia.
A questo punto viene da chiedersi: Segrate ha il PEC? Ma, soprattutto, è mai stato aggiornato? Sono mai state fatte delle simulazioni? La normativa prevede, infatti, oltre all’adozione del Piano anche il suo periodico aggiornamento ed eventuali simulazioni per testare il grado di tempestività ed efficacia.
Facendo una ricerca sul sito del Comune appare il PEC segratese.
Un documento che è stato redatto nel 2018 da una società lodigiana, la Sindar S.r.l. che elenca i vari rischi possibili nel territorio comunale. Il piano fa una attenta ricognizione dei possibili rischi, dall’idrografico al sismico, dall’inquinamento da sostanze chimiche dovute a lavorazioni industriali al trasporto di sostanze pericolose. Elenca anche infrastrutture potenzialmente pericolose, come l’Istituto delle Vitamine, che viene indicato come moderatamente pericolo in caso di irraggiamento delle sostanze trattate eccetto per “i corsi d’acqua presenti nel territorio provocando danni a rogge e/o colatori.”
Il piano prende in considerazione anche rischi derivanti da aziende che non sono nel territorio comunale ma vista la loro prossimità potrebbero interessare la nostra sicurezza, in particolare il Polo Chimico di Pioltello Rodano dove sono presenti aziende ad alto rischio che distano circa 1 Km dal confine comunale: Air Liquide, Olon SpA, CGT srl.
Insomma, il Piano c’è ma non sappiamo se sia mai stato simulato, aggiornato o reso pubblico perché i cittadini possano prendere coscienza di come agire in caso di disastro.
Invio mail con una richiesta di informazioni alla locale sede della Protezione Civile e una all’assessore di riferimento, l’Assessora Achilli. Nella mail chiedo quali misure sono previste in caso di disastro aereo sul territorio comunale, visto quanto era accaduto qualche ora prima a San Donato.
La Protezione Civile non ha mai risposto, l’Assessora Achilli con una breve mail ci dice testualmente:
… In ogni caso, indipendentemente dal luogo in cui si verifica l’evento, si tratta di un intervento sovracomunale, gestito e coordinato dalla Prefettura di concerto con le Autorità Aeroportuali, sulla base del piano Emergenza Aeronautica adottato da ENAC.”
E conclude:
“L’intervento del Comune, e in particolare della Polizia Locale, consiste nel gestire la viabilità sulla scorta delle direttive ricevute dalle predette Autorità e della tipologia e del luogo in cui l’evento si è verificato.”
Per l’Assessora, in concreto, il Comune deve occuparsi solo dei problemi legati alla viabilità, al resto ci penserà qualcun altro.
Il Piano di Emergenza Aeronautica dell’Enac, a cui fa riferimento l’Assessora, istituito con Ordinanza n. 04/2021 dall’Enac – Direzione Aeroportuale Lombardia – all’art. 1 recita:
Forse, nella mia richiesta non sono stato abbastanza chiaro e non si è capito che intendevo fuori dall’Aeroporto. Alla luce di tutto ciò, speriamo di non dover incorrere in emergenze del genere perché, se il dubbio è chi deve fare cosa e come, ritardi, confusione gestionale e organizzativa sono da mettere in conto nel caso – speriamo mai – di incidenti.
Ma in tutto questo, cosa ne è del PEC Comunale? Nessun riferimento da parte dell’Assessora né dal diretto interessato. Trattandosi di un argomento che chiama in prima persona la figura del sindaco, ho inviato alcune semplici domande al primo cittadino:
Nessuna risposta sull’argomento così come sulle multe, di cui vi diamo conto di alcuni aggiornamenti nel box qui sotto, non sappiamo se nel frattempo i sistemi informatici comunali sono stati aggiornati per rilevare autonomamente le multe, una volta a settimana, come previsto dall’accordo a tre, Milano-Segrate-Peschiera.
Sulle multe a Linate vi annunciamo che sono sopraggiunte alcune importanti novità – un’indagine di un PM milanese e di un esposto alla Corte dei Conti – a cui presto dedicheremo un ampio articolo.
Sviluppi sulla vicenda multe Linate
Un PM della Procura di Milano starebbe esaminando un esposto su notizie di reato e un esposto sarebbe stato presentato alla Corte dei Conte .
Tornando alla risposta del sindaco, anzi alla mancata risposta, confido che lo farà, probabilmente, attraverso un giornale di riferimento. L’importante che lo faccia, in ogni caso Segrate.info aspetta di conoscere come e da chi saranno gestiti segratesi in caso di necessità.
Un’occasione mancata
La Valutazione di Impatto Ambientale è una procedura che ha lo scopo di individuare, descrivere e valutare, in via preventiva alla realizzazione delle opere, gli effetti sull’ambiente, sulla salute e benessere umano di determinati progetti pubblici o privati, nonché di identificare le misure atte a prevenire, eliminare o rendere minimi gli impatti negativi sull’ambiente, prima che questi si verifichino effettivamente.
E in questo quadro, anche il Masterplan Linate 2015/2030, ha visto la realizzazione di uno studio di impatto ambientale che nel caso di Segrate prende in esame gli effetti del piano di ammodernamento di Linate, appunto il Masterplan Linate 2015/2030.
I concetti fondamentali alla base della procedura di VIA sono:
Prevenzione: analisi di tutti i possibili impatti derivati dalla realizzazione dell’opera/progetto, al fine non solo di salvaguardare ma anche di migliorare la qualità dell’ambiente e della vita;
Integrazione: analisi di tutte le componenti ambientali e delle interazioni fra i diversi effetti possibili (effetti cumulativi);
Confronto: dialogo e riscontro tra chi progetta e chi autorizza nelle fasi di raccolta, analisi ed impiego di dati scientifici e tecnici;
Partecipazione: apertura del processo di valutazione all’attivo contributo dei cittadini in un’ottica di maggiore trasparenza (pubblicazione della domanda di autorizzazione e possibilità di consultazione).
Quindi, l’intento della VIA è mitigare gli effetti degli interventi di trasformazione e alterazione che l’uomo compie sul territorio allo scopo di adattarlo ai propri interessi e alle proprie esigenze attraverso una procedura di analisi, confronto e partecipazione.
Per Segrate, per la forte antropizzazione del suo territorio, per la sua posizione geografica e, soprattutto, per la stretta convivenza con l’aeroporto di Linate, la VIA è uno strumento che mette nelle mani degli amministratori locali un importante strumento di prevenzione, controllo e verifica.
Nel 2017 la prima Giunta Micheli dà inizio ai lavori di stesura delle osservazioni da portare sul tavolo della Commissione tecnica di valutazione sul progetto di ammodernamento dello scalo segratese che data 2015.
La realizzazione della VIA, su incarico del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, viene affidata alla Regione Lombardia.
Relatori dei punti di osservazione, da parte dell’Amministrazione segratese, sono la allora consigliera Roberta Menegatti, di Segrate Nostra e la allora Presidente del Consiglio Comunale Claudio Viganò. I punti e le criticità portati sul tavolo della commissione sono numerosi e alcuni denunciano scenari futuri con cui presto o tardi la nostra collettività dovrà fare i conti. Nello specifico i rappresentanti dell’Amministrazione Comunale segratese osservarono:
Nessun rilievo procedurale o di astratta realizzazione ma tutti punti che sollevano dubbi e perplessità sulla vivibilità e sull’impatto sulla vita di tutti i giorni dei segratesi.
Una volta mosse queste obiezioni, il Comune di Segrate si dimentica di verificare se e come, eventualmente, le sue osservazioni siano state recepite.
Poco prima della chiusura di questo lungo articolo, alla mail di richiesta di informazioni inviata al sindaco, arriva la risposta del sindaco Micheli.
Nella mail, però, c’è solo la risposta alle domande relative alla procedura VIA, nessun riferimento alle multe e all’adozione del PEC, il Piano di Emergenza Comunale, sulla eventuale simulazione e sul necessario aggiornamento.
Tornando alla mail di risposta, il sindaco elenca le osservazioni che in fase di prima istruttoria il Comune di Segrate portò al tavolo della Commissione tecnica, quelli appena letti. Sempre nella risposta del sindaco si legge:
“Le considerazioni del comune venivano ribadite e ancor più motivate con una seconda nota del maggio 2018.
Alla conclusione del Procedimento VIA, dove il parere del comune di Segrate non è stato considerato o quantomeno non ha portato alle modifiche progettuali auspicate, il ministero delle infrastrutture avviava la Conferenza dei Servizi decisoria.
In questa sede il Comune poteva solamente esprimersi in merito agli aspetti urbanistici, cosa che è stata fatta inizialmente con un parere istruttorio dove nel dichiarare una generale compatibilità urbanistica (…ovviamente l’aeroporto ricade in una zona urbanistica speciale dove sono consentiti tutti gli interventi destinati a garantire l’efficace esercizio delle attività aeroportuali) si esprimeva la non compatibilità degli interventi ricadenti nella fascia di salvaguardia della SP15 bis, e si metteva in dubbio la coerenza del previsto Business Park con le ordinarie attività aeroportuali. Il parere fu ribadito dal Consiglio comunale con delibera C.C. n.35/2021”.
Il sindaco, nella parte tra parentesi, in sostanza dice che il Comune, con le sue osservazioni, non può fare nulla, nulla che ricada e influisca nell’esercizio delle funzioni dell’aeroporto. Inevitabilmente sorge una domanda, che ci riporta alla parte inziale del capitolo VIA e sue finalità: a che serve la VIA, e i suoi precetti di prevenzione, integrazione, confronto e partecipazione?
Comprendo le difficoltà e l’impossibilità, a volte, di interloquire con i vari livelli della pubblica amministrazione, è difficile ed è proprio il compito di un bravo amministratore conoscere, applicare e far applicare gli strumenti a disposizione. Sapere che la VIA non avrebbe portato a nessun risultato o mitigato gli effetti che si propone di gestire, è una sconfitta per la logica e il buon senso ma più di tutto è una sconfitta per tutta la comunità.
Piangere poi sul latte versato o addossare la responsabilità alle precedenti amministrazioni per le colpevoli dimenticanze o l’incapacità di sfruttare le procedure a tutela della collettività che si rappresenta è il vero tema di questo dibattito: conosciamo i nostri diritti, i nostri doveri e i nostri obblighi?
Nel prossimo articolo guarderemo oltre manica, cosa succede con la gestione degli aeroporti londinesi e poi, andremo dietro l’angolo, a Orio Al Serio: vedremo come fanno a gestire le multe nel 3° aeroporto nazionale con una manciata di vigili.
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