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Mission impossible

36 mila alberi, il sogno del sindaco Micheli.

Vi ricordate dello spot “una telefonata allunga la vita”? Potremmo prendere in prestito le stesse parole per dire “un albero allunga la vita”.

Apparentemente sembra un’affermazione abbastanza scontata, gli alberi sono la principale fonte di ossigeno e di fissazione di CO2, due gas con cui facciamo i conti tutti i giorni: del primo non possiamo fare a meno e l’eccessiva presenza del secondo può determinare effetti devastanti a lungo termine.

Segrate in questi giorni è su molti media nazionali e internazionali, come modello virtuoso da studiare, il chilometro verde” e i “36mila alberi” che il sindaco Paolo Micheli vuole piantare nei prossimi anni hanno suscitato interesse e curiosità. Se del primo progetto, appena annunciato, conosciamo pochi dettagli, dei 36mila alberi si sa abbastanza per tracciare un quadro preciso.

Il ruolo del verde, negli spazi urbani, oltre a combattere gli effetti del surriscaldamento, può promuovere la salute mentale e fisica delle persone, ma c’è un dato sorprendente: il boschetto o il parco metropolitano sotto casa può essere anche l’artefice di “un certo effetto sul diabete, il silente killer che uccide tantissime persone ogni anno e che affligge quasi cinquecento milioni di persone nel mondo”, ad affermarlo è il professore Francesco Ferrini, docente di Arboricoltura presso l’Università di Firenze.

Inquinamento, surriscaldamento globale, emergenza climatica non sono più argomenti da ricerca scientifica o da addetti ai lavori. Ogni giorno, da qualche parte nel mondo, un disastro, un’alluvione o la siccità producono centinaia di migliaia di sfollati, di senza casa, di nuovi poveri e la vita di altri milioni di persone è seriamente minacciata. Il tema della salvaguardia del pianeta è in cima all’agenda di tutti i grandi della Terra, la politica ormai è costretta a rincorrere gli eventi, spesso con soluzioni inadeguate e con proclami di pura buona volontà.

A Glasgow, in questi giorni, alla Cop26, la Conferenza internazionale sul clima, abbiamo assistito sostanzialmente a un fallimento: i grandi inquinatori, Cina, India, Russia e Stati Uniti non trovano un accordo, anzi, Cina e Russia non l’hanno nemmeno cercato, non hanno partecipato all’evento.

Il professore Francesco Ferrini dell’Università di Firenze.

Domanda: Professore Ferrini, la politica sta cercando di rincorrere gli effetti di un cambiamento che per alcuni aspetti sembrano ormai essere sfuggiti di mano, sono molti i progetti sul tavolo come la massiccia campagna di riforestazione…

         “Guardi, gli addetti ai lavori e l’ambiente scientifico di riferimento si irritano ogni qual volta sentono parlare di riforestazione o di afforestazione, circolano dati assolutamente irrealizzabili. Mille miliardi di alberi da piantare nei prossimi anni…Si parla di cifre che non potranno mai essere raggiunte, anche perché non abbiamo lo spazio, sull’intero pianeta, per piantare un numero così grande di alberi, oltre che il denaro occorrente per realizzare un’opera di tale portata…”

Professore, mi scusi, la fermo subito. Lei parla di cifre troppo grandi per me, non riesco a immaginare l’entità dei numeri che lei cita, il mio problema è infinitamente più piccolo e lo spazio molto più circoscritto. 

Il mio quesito credo sia molto più semplice:

È possibile piantare 36 mila alberi in un territorio urbano di 17km2?

A Segrate è l’ambizioso programma del sindaco Paolo Micheli che conta di realizzarlo nei prossimi anni, è possibile e in che modo?

Il professore Ferrini inizia snocciolando tutta una serie di dati: il primo dato è la densità media per ettaro. Per la realizzazione di un parco urbano il dato è di circa cento piante per ettaro, ma attenzione, la distribuzione delle piante per ettaro disponibile è solo l’inizio di un articolato studio e il ricorso a ingenti risorse finanziarie.

Andiamo per ordine: il report 2020 di ForestaMi, il progetto di forestazione urbana all’interno della Città metropolitana di Milano che punta a valorizzare e implementare aree verdi, per giungere alla piantagione di 3 milioni di alberi entro il 2030, promosso da Città metropolitana di Milano, nato da una ricerca del Politecnico di Milano, ci fornisce un primo dato per comprendere e calcolare la superficie per piantare nuovi alberi.

Il Report 2020 di ForestaMi e la Tree canopy

“Per immaginare questo cambiamento, abbiamo innanzitutto studiato lo spazio della Città Metropolitana, attraverso la definizione della Tree Canopy Cover esistente (essenzialmente l’area occupata dalla chioma degli alberi). Attraverso immagini satellitari combinate, e verifiche sul campo, sappiamo ora che in Città Metropolitana il 16% 

della superficie è occupata dalle chiome degli alberi. Abbiamo anche studiato i vuoti e i loro usi reali (es. Pubblico, residenziale, infrastrutturale, agricolo, ...) attraverso mappe satellitari, per definire dove fossero gli spazi potenziali che potessero ospitare nuove superfici vegetali, e per guidare in tal modo lo sviluppo del progetto”. 

Ipotizziamo, quindi, che entro il 2030 la superficie destinata a ospitare i nuovi alberi a Segrate cresca dal 16%, come riporta il report di ForestaMi, valore medio di tutta l’area metropolitana, fino il 30% della sua estensione totale di 17Km2 – dovremo forse abbattere qualche casa o non permettere più nessuna nuova costruzione – quindi 5,1Km2  cui corrispondono 510 ettari. Per ogni ettaro mettiamo a dimora 100 piante, avremo così piantato 51.000 alberi.

Perfetto, i conti sembrano tornare, abbiamo abbastanza spazio per i 36 mila alberi del sindaco, e pazienza se avremo sacrificato qualche parcheggio, del resto la rivoluzione Green richiede alcuni sacrifici.

Nel biennio 2018/20 sono stati piantati 284.871, meno del 10% del totale.

Il professore Ferrini smorza subito il mio entusiasmo: “attenzione, se il suo obiettivo finale è avere 100 alberi nell’area, lei ne dovrà piantare almeno 300 se si vuole dare un’idea dell’azione effettuata, perché all’inizio 100 alberi a ettaro si notano poco”. I conti si complicano ma è solo l’inizio. Quindi, se il sindaco Micheli alla fine della sua campagna di riforestazione del 30% del territorio cittadino vuole 36mila alberi ne dovrà piantare molti più, forse il triplo. Infatti, il professor Ferrini ci dice che il fallimento di un 20/25% è fisiologico, mentre punte del 50% sono sempre più frequenti a causa della siccità o per l’eccessivo calore, per arrivare a percentuali catastrofiche: “recenti progetti di impianto di alberi effettuati in Italia hanno avuto percentuali di fallimento anche oltre l’80%”,sottolinea il professore Ferrini.

A questo punto dovremo chiedere ai privati di ospitare qualche pianta nel loro giardino o nel terrazzo, perché dopo aver coperto il 30% – un terzo!!! – del territorio cittadino, non avremo abbastanza spazio per tutti gli alberi.  

Il professore Ferrini ci ha tirato un brutto scherzo ma non è contento. Ci dà un’altra brutta notizia: ammesso che tutti i cittadini abbiano accettato di vivere in un ambiente quasi boschivo, c’è un problema pratico. Dove prendiamo 36mila pianticelle? Oggi nei vivai italiani non c’è la disponibilità per accontentare il nostro sindaco. La produzione nazionale vivaistica è di circa 10 milioni di piante, di cui il 50% per uso forestale, il restante 50% per tutto il resto. Un altro dato che evidenzia come la domanda sia superiore all’offerta è dato dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha destinato 331milioni per 6,5 milioni di alberi da destinare alle dieci maggiori città metropolitane.

Quanto costa piantare 36 mila alberi?

Facciamo due conti

Il professor Ferrini adesso ci parla di soldi. Una pianticella, di 50-60 centimetri, costa mediamente intorno ai 3 euro. Ma sono piante molto piccole con un alto tasso di insuccesso. Se invece vogliamo puntare su qualcosa che ci garantisca maggior margine di successo, dobbiamo puntare a piante di circa 2 mt il cui costo però è decisamente più alto, circa 50 euro a pianta.

Nel primo caso, quello delle pianticelle più piccole, visto l’alto rischio di insuccesso è il caso di seguire le indicazioni del professor Ferrini e piantare 108mila piante, contando di arrivare ad averne un terzo dopo un certo numero di anni. Ipotizzando un costo medio di 3 euro a pianta (il costo medio è 3/5 euro) il nostro sindaco dovrà mettere a bilancio 324 mila euro per l’acquisto; bisogna poi aggiungere circa 10 euro di mantenimento, acqua e cure nel corso di tre anni, raggiungiamo così la cifra di un milione e 404mila Euro. Se invece vogliamo puntare ad avere un albero di dimensioni “visibili” per ognuno dei segratesi – chissà magari poi lo possono adottare o dargli il nome che vogliono – c’è l’altra possibilità, ha un costo più importante ma darà la certezza a tutti i segratesi di avere il proprio albero alla modica cifra di poco più di 5 milioni di euro.

Purtroppo tutto questo era solo uno scherzo, perché sarà molto improbabile che i segratesi vedranno gli alberi promessi dal sindaco, le ragioni? Molte.

Il piano di ForestaMi prevede di mettete a dimora 3 milioni di alberi entro il 2030, aumentando del 5% la “tree canopy”, l’area occupata dalla chioma degli alberi che, come abbiamo detto, oggi in tutta l’area della Città Metropolitana milanese è del 16%. Per provare a fare posto a tutti gli alberi del sindaco, abbiamo aumentato quest’area fino al 30%, un dato irraggiungibile a meno di una vera “Rivoluzione Verde“: riduzione delle aree destinate alle attività umane, nessuna nuova costruzione e cancellazione di molti progetti di costruzione che incombono sul territorio cittadino.

I costi di realizzazione, come abbiamo visto, per le casse di un Comune in predissesto sono proibitivi, anche pensando di voler spalmare la somma nel corso di 5 anni. Ci sono poi le spese di mantenimento: oggi Segrate fa già i conti con il mantenimento del verde esistente con grande difficoltà, nonostante tutto, feroci critiche arrivano da molti cittadini che pretendono il bosco o il parco cittadino curato come l’aiuola di casa, o c’è, persino, chi si lamenta per le foglie che sporcano.

Come ha sottolineato il professor Ferrini, ci sono poi problemi di ordine pratico, reperire le piante e gestire il progetto a medio lungo termine, prevedere una seria programmazione da parte di esperti e una visione di lungo periodo per mettere in connessione risorse e progetti integrati.

Verrebbe da dire che forse è meglio pensare a quello che abbiamo, magari integrando il verde privato – maggior controllo dell’esistente e censimento del patrimonio arboreo privato – un catasto arboreo, una mappa digitalizzata del territorio, la creazione di un database organizzato  e poi i piani degli interventi con le varie priorità:

  • Priorità elevata: intervento necessario alla messa in sicurezza. Da realizzare nel breve periodo.
  • Priorità media: intervento di tipo manutentivo ma da realizzare nel medio periodo.
  • Priorità bassa: intervento di manutenzione ordinaria (da programmare).

È evidente che tutto questo è meno clamoroso che annunciare di voler piantare un albero per ogni segratese, e succede quando gli annunci con gli effetti speciali diventano poi solo BLA! BLA! BLA!

Nel prossimo articolo

Che fine hanno fatto i propositi e i progetti dell’opposizione segratese?

Roberto Spampinato

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  • Piantumare 36000 alberi per mantenerli come si tiene il verde a Segrate al di fuori del centro parco e del centro cittadino? Non scherziamo.

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