Quando il vento della guerra inizia a soffiare forte, da venticello delle prime schermaglie diventa tempesta e le vite delle popolazioni coinvolte diventano foglie in balia della bufera, è allora che un segno di solidarietà, una mano tesa o una porta aperta fa la differenza tra il bene e il male, tra la retorica dell’aiuto e la pratica della solidarietà.
Concetta Risi e il marito Diego, quando hanno capito che il vento cambiava e le lacrime sulle guance di Ljubov, la badante ucraina del nonno, erano la conferma che la bufera stava montando, non ci hanno messo tanto a capire che l’unica cosa che potevano fare in quel momento era quella di invitare Ljubov a far venire il figlio, la nuora e i due nipotini di 13 e 8 anni. L’abbraccio immediato e spontaneo che è seguito a quell’invito ha sciolto la tradizionale riservatezza dietro cui spesso le donne dell’est celano con dignità le angosce di vite straniate dalle loro famiglie, molte di loro hanno lasciato mariti, figli, genitori alla ricerca di un lavoro che permetterà di far vivere meglio tutta la famiglia.
Dopo le prime esitazioni, quasi incredula per l’offerta dei coniugi di Pioltello, Ljubov ha allora insistito con il figlio affinché lasciasse il Paese prima che gli eventi precipitassero. Non è facile lasciarsi dietro la casa, il luogo dove si è vissuti intuendo la tempesta che sta per arrivare, ma alla fine Alessandro, il figlio di Ljubov, la nuora Uljana e i due nipoti Victoria e Vladimiro sono partiti per un “viaggio ricreativo” per distogliere i ragazzi dalle notizie che stavano per saturare le loro vite. Dopo un giro in macchina per mezza Europa, Polonia, Germania e Francia, con una puntata a Disney world, per concedere un’altra distrazione ai ragazzi, alla fine sono giunti a Piotello, dove hanno potuto riabbracciare la nonna Ljibov, Concetta e la sua famiglia.
“Alessandro si è già messo in movimento per capire come oggi i profughi sono aiutati in Italia” ci dice Concetta al telefono, “non ha perso tempo nel cercare una sistemazione per la sua famiglia, nonostante gli avessimo assicurato tutto il nostro supporto per il tempo necessario”. Concetta e la sua famiglia stanno cercando di aiutarli, “mi rendo conto del loro stato d’animo, e sono preoccupata per Uljan, vedo che è molto spaventata”. Anche l’Associazione AAP, una associazione di donne segnate dal tumore, di cui Concetta è referente, si è subito messa in moto per offrire il suo sostegno.
Per la giovane famiglia di Alessandro, scappato appena in tempo, prima che l’ordine di arruolamento di tutti gli uomini, dai 18 ai 60 anni, l’avrebbe costretto a separarsi dalla sua famiglia, adesso comincia la vita da profugo, una condizione comune oggi a 82,4 milioni di persone in fuga da guerre, persecuzioni e disastri naturali, tra cui circa 34 milioni di minorenni, e a volte non tutti ricevono lo stesso trattamento della famigliola di Alessandro che da qualche notte può dormire senza la paura dei missili di Putin.
Ieri il Papa si è recato in macchina presso l’Ambasciata russa in Vaticano, le cronache parlano di un lungo incontro con l’ambasciatore russo, non è difficile immaginare le parole del Santo Padre, ma quello che ha colpito è il gesto, primo, forse nella storia del Vaticano, di un Papa che va a trovare un ambasciatore. Gesti come quello del Papa e della famiglia di Concetta danno speranza, tra tanto orrore lasciano intravvedere un raggio di luce tra le nebbie di un incerto futuro.
Intanto il nonno dei due nuovi nipotini ha imparato a dire buongiorno in ucraino.