A Segrate sono giunti 123 i profughi – dato in continuo aggiornamento – che sono stati ospitati, nella maggior parte dei casi, da familiari che vivono e lavorano nella nostra comunità e la metà di questi sono minori. Nel dettaglio, come ci dice l’assessore Barbara Bianco, l’80 per cento sono ricongiungimenti famigliari e il resto ospitati nelle strutture messe a disposizione dal Comune a da Caritas Ambrosiana.
I numeri non sono da capogiro, e speriamo non lo diventino, rispetto ai milioni di profughi che sono scappati nel primo mese di guerra dall’Ucraina ma risentono dall’andamento del conflitto. Dalla frontiera con la Polonia il flusso di donne, bambini e anziani, che nelle prime 4 settimane aveva raggiunto i 2,5 milioni di fuoriusciti, si è quasi interrotto o addirittura invertito.
Le notizie parlano di centinaia di migliaia di cittadini che stanno facendo rientro a Kiev, mentre dal sud est del paese, stretto nella morsa del tentativo russo di accerchiera l’esercito ucraino, l’esodo è incessante e probabilmente finirà per sommarsi a quei 10 milioni di sfollati interni al Paese.
Durante un incontro promosso dall’Amministrazione comunale, svolto nei locali della Parrocchia Santo Stefano, in centro a Segrate, presenti gli assessori Bianco e Bellatorre, sono stati illustrati le modalità e i servizi offerti a i nuovi arrivati, e sono stati comunicati le prime procedure da eseguire per entrare nel circuito assistenziale che istituzioni e volontariato hanno messo a punto.
Importanti alcuni servizi offerti immediatamente, come un check-up sanitario o la necessità di viveri e abbigliamento. Amplissima l’offerta di attività sportive e ricreative per i bambini, oltre all’inserimento scolastico, che tentano di restituire una parvenza di normalità a bambini catapultati lontani dalle loro attività, dai loro sports.
In tante le strutture sportive e le associazione di volontariato che si sono rese disponibili, come Acquamarina, che organizza corsi di nuoto o i servizi di “trasporto assistito” offerti dalla locale Misericordia, e anche l’associazione D Come Donna che offre momenti d’incontro e di supporto.
Allo studio, come annunciato dagli assessori presenti, una forma di aiuto economico che il Governo sta studiando, 300 euro al mese per tre mesi, in questa prima fase.
I corsi d’Italiano sono previsti nel corposo pacchetto di servizi e sostegno messi a disposizione per i profughi ucraini nel tentativo di alleviare la sofferenza che si legge nei loro volti smarriti.
I volti di gente che fino a poco più di un mese fa conduceva vite normali, come le nostre, in un luogo non molto distante né geograficamente, né culturalmente per cui gli ucraini hanno potuto godere dello status di “veri profughi”, come ha sottolineato qualcuno, ma al netto del pensiero politico che muove l’aiuto, a Segrate la macchina dell’accoglienza sta dimostrando una certa organizzazione, un canale unico di informazioni, la pagina web del Comune di Segrate (qui il link) e una grande mobilitazioni tra privati, aziende e associazioni. La regia della Caritas Ambrosiana, con la sua poderosa organizzazione e competenza sta rendendo tutto molto più ordinato, organizzato e “non come all’inizio del Covid, dove servizi e pacchi viveri erano distribuiti due volte alle stesse persone” come qualcuno mormora.
Adesso la sfida sta nelle prossime settimane, dopo la copertura delle prime necessità dovremo poter dare alcune importanti risposte che già durante questo primo incontro sono emerse: “invece di accedere ai sussidi possiamo lavorare per guadagnarci da vivere?”.
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