È quasi una tradizione, tutta italiana, al ritorno delle vacanze trovare belle e fatte intere ville nate dal nulla, mastodontici abusi edilizi e plateali irregolarità normative. E non stiamo parlando dei clamorosi casi di scempio naturalistico e paesaggistico ricordato nella foto d’apertura di questo articolo ma di qualcosa più subdolo, più silenzioso ma pur sempre odioso perché in sfregio a ogni norma e Legge dello Stato.
E non si spiega come sia possibile, o forse sì: la legge permette di salvaguardare quanto già edificato in barba a ogni regolamento o c’è, probabilmente, qualche ricorso e condono che aggiusti sempre le cose? E non è una tipicità solo meridionale, come per anni si è tentato di raccontare il fenomeno. Anche nella “civilissima” Milano, e forse a accanto alle nostre abitazioni questo fenomeno prospera silenziosamente.
Al Villaggio Ambrosiano in questi mesi la pandemia ha smosso il mercato immobiliare come nessuna altra bolla, in pochi mesi decine di abitazioni e ville sono passate di mano rapidamente. I cantieri sono fioriti come funghi settembrini, e molti altri stanno per arrivare. L’ufficio licenze edilizie del comune di Segrate deve aver avuto un bel carico di lavoro, pare tra mille difficoltà. Ma la storia che stiamo per raccontarvi non riguarda direttamente l’ufficio del Comune che sovraintende alle licenze edilizie ma quanto, forse, qualcosa che non riusciamo a comprende.
Un cittadino segnala che il cantiere sorto accanto alla sua villa ha qualcosa che non torna, stanno costruendo a ridosso del suo confine.
Si reca in Comune per segnalare quello che gli sembra una palese violazione delle norme edilizie in caso di ricostruzione, che sono ben differenti in caso di una semplice ristrutturazione: le distanze da tenere dai confini, con i nuovi regolamenti, sono di tutto rispetto.
In Comune, dopo un primo affanno, non si trova la pratica in questione, rassicurano il cittadino: eccola. Ci sono i documenti, si tratta di una ristrutturazione. Il cittadino fa presente che non può essere così, la precedente costruzione, che è stata completamente demolita, non aveva due piani come quella attuale. Due piani? Lo stupore e la sorpresa dei tecnici comunali lasciano sconcertato il nostro concittadino. I tecnici rovistano meglio: trovata! Poche ore prima di recarsi in comune per segnalare le irregolarità, apprende che i tecnici del cantiere hanno presentato una variazione in corso d’opera, non più una semplice ristrutturazione di una villetta a un solo piano ma la costruzione di due piani. Ma com’è possibile dichiarare una cosa, farne un’altra e accettare la variazione in corso d’opera senza batter ciglio, ma soprattutto solo perché un cittadino ha segnalato l’irregolarità?
I tecnici comunali comprendono che c’è qualcosa che non torna. Parte un’ispezione e le irregolarità, come sembra, sono più di una. Il cantiere viene fermato, ma poco dopo riprende, alla chetichella, ma si dice che il Comune, attraverso il suo ufficio tecnico, abbia dato l’assenso per far continuare i lavori nella parte non interessata dalle ricostruzione – non si capisce quale visto che è stata completamente demolita e ricostruita – mentre il nostro malcapitato concittadino continua a mandare mail e segnalazione con foto dell’avanzamento del cantiere.
Al rientro delle ferie, una settimana fa, la costruzione è stata ultimata, intonacata e tolto il ponteggio. Come dire “fatto” adesso provate a contestarci.Il nostro concittadino torna in Comune, ma sono tutti in ferie. Tenta di segnalare che il cantiere di fatto ha finito la parte di costruzione, corre dai Vigili, che non lo ricevono, gli chiedono di descrivere l’accaduto al citofono!! Dice che vuole segnalare quello che sembra essere proprio un abuso ma gli dicono di ripresentarsi solo in determinati giorni ma soprattutto deve attendere che ritorni il capo ufficio dalle ferie, mentre la villetta cresce a dismisura, i tubi di gronda non ultimati sparano nella sua proprietà – chissà al prossimo temporale cosa accadrà – e non riesce a darsi una risposta
“cos’altro avrei potuto fare oltre che a denunciare, mandare foto, PEC, portare a conoscenza gli uffici tecnici preposti al controllo delle licenze edilizie…”
già, ce lo chiediamo anche noi, cos’altro può fare un cittadino di fronte al muro di silenzio del Comune?
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