Fuori dal Comune

Micheli e la grande ammucchiata

L’annuncio della Moratti di correre per il Terzo Polo per il sindaco di Segrate Micheli è un’ottima notizia.

Per chi non conosce la storia recente di Segrate – le ultime elezioni rivinte dal centro sinistra con uno scarto del 2% dopo anni di forte polarizzazione della politica cittadina – la proposta del sindaco Micheli potrebbe sembrare un progetto ecumenico, di ricerca di una casa comune per le forze di sinistra, orfane di una guida forte, di un PD come forza propulsiva e aggregatrice ma non è così, più banalmente è un’operazione di trasformismo politico.

Il Terzo Polo – chissà mai perché terzo quando i numeri raccontano di un risultato molto al di sotto delle aspettative di Calenda e Renzi, appena un 7,8%, dovrebbero essere chiamato il quinto o sesto polo – sgomita e si sbatte, è come quei Chihuahua di fronte a un Rottweiler, abbaia e fa la voce grossa, sperando di impressionare.

Calenda e Renzi sono due ottimi piazzisti, come abbiamo visto, dall’alto del loro modesto risultato tentano di vendere il loro prodotto e di fare l’agenda a tutto il centro sinistra, con spericolate operazioni il cui fine è uno, sedere nella stanza dei bottoni e fare l’ago della bilancia. Nella prima Repubblica sarebbero stati due vivaci socialisti ma di quelli molto occupati e preoccupati di piacere in ogni salotto ma a differenza dei socialisti veri di allora, che avevano una storia politica ben radicata, ideali e aspirazioni di sicura matrice, i terzo polisti di oggi sembrano degli sfrattati, in cerca di un alloggio, di una casa, di un’identità.

Calenda per settimane ha tessuto le lodi di Letta come persona corretta e onesta ma quando ha capito che con i suoi numeri sarebbe stato uno dei tanti della coalizione ha buttato la spugna. Con il suo tre o quattro per cento pretendeva di sedersi al tavolo e avere lo stesso peso di chi aveva cinque volte i suoi voti.

Oggi il Terzo Polo scopre Letizia Moratti,

che rappresenta tutto quello che la sinistra ha cercato di combattere. Come sindaco di Milano, qualcuno ricorda dello scandalo del super loft del figlio, un abuso edilizio che, naturalmente, avrebbe dovuto rimanere segreto. Invece emerse perché l’azienda che realizzò una parte dei lavori, la Hilite, avviò una causa civile nei confronti di Gabriele Moratti, il figlio, il quale, insoddisfatto dei lavori, si rifiutò di pagare il conto. È poi seguita un’indagine penale sugli eventuali reati urbanistici, avviata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, che chiese l’azzeramento delle opere ritenute abusive, fino a ripristinare la situazione iniziale del capannone trasformato in un lussuoso loft. 

Questo per rimane vicini a noi. 

Poi sappiamo dei trascorsi come ministro dell’Istruzione e i recenti da assessore al Welfare in Regione Lombardia ma lì, a dire il vero, il peggio era già stato fatto dai precedenti assessori e da vent’anni di scriteriate politiche liberiste. Chi ha qualche capello bianco ricorderà anche quando come Presidente della Rai riuscì in una notte a far quadrare il bilancio, perennemente in rosso, con un’operazione di magia finanziaria.

Micheli chiama a raccolta tutti PD, Terzo polo, liste civiche (i Cinque Stelle?) e tutte le forze moderate e riformiste che vorranno correre trovino velocemente un accordo, poi pensiamo alla scelta del candidato o della candidata.” Del programma e della base politica su cui dovrebbe poggiare questa adunata delle sinistre c’è una sola una vaga idea di una certa appartenenza – ma Renzi e Calenda sono di sinistra? –  del programma non una parola o meglio, c’è la costante, come un marchio di fabbrica, che a Segrate conosciamo bene, di belle idee e ottimi propositi. 

Magari porteremo in Regione il ciclobus, certo ne servirà più dell’unico a disposizione a Segrate con cui pare riusciamo a portare tutti i bambini a scuola o chiediamo di depavimentare la circonvallazione delle principali città lombarde e se non basta facciamo piantare 10 milioni di alberi, uno per ogni lombardo (abitanti al 31 agosto 2022  9.965.072).

Micheli si mette in gioco: “Allora lancio la mia provocazione. Sono disposto anch’io a mettermi in gioco direttamente perché alle Primarie più siamo e più rappresentanza portiamo alla causa della Lombardia.” Ritorna il modello Segrate, quello che abbiamo sentito pronunciare alle politiche anche dalla mancata parlamentare Livia Achilli, un modello che a ben guardare solo i segratesi in questi anni di politica cittadina hanno mandato giù come una medicina, un’amara medicina contro i disastri delle precedenti amministrazioni, targate centrodestra e di una proposta politica alternativa che non lasciava presagire nulla di buono.

I lombardi forse vorrebbero sentire parlare di programmi, di idee, di come rilanciare la Sanità, vorrebbero candidati non calati dall’alto, rappresentanti del territorio, politici seri e competenti, capaci di parlare con i fatti, ma tutto ciò è secondario, e non è solo una prerogativa della sinistra ma del modo di fare politica oggi.

A proposito di politica seria.

Per il PD Segratese si apre una grande questione: possono sedere ancora in Consiglio Comunale e far finta di niente e tirare a campare o, in un sussulto d’orgoglio, cercare di recuperare il senso di esistere?

Roberto Spampinato

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