Nessuna sorpresa dalle urne aperte lunedì pomeriggio, il Presidente regionale uscente Attilio Fontana è stato riconfermato.
La vittoria di Fontana.
Per il 56% dei lombardi il presidente uscente ha fatto bene in questi cinque anni e andava premiato, tanto da ricevere più voti, in termini percentuali, dal precedente turno – 51,26% -, ma con un milione di voti in meno. L’astensionismo, infatti, ha fermato la percentuale di votanti al 41,6%, e i voti che hanno permesso la vittoria del Presidente Fontana sono stati solo 1.774.4477 contro i 2.739.369 della precedente tornata.
Majorino primo a Milano.
Quasi dieci punti di distacco tra il candidato del centrosinistra e il rieletto Attilio Fontana, nella precedente tornata il centrosinistra, con Gori, aveva ottenuto poco più dell’1% in più.
Questa volta il duello cittadino tra sinistra e destra finisce 46,83% contro il 37,69%, ma Milano da sola non basta e il capoluogo sembra sempre più distante dal resto della Lombardia, un solco di ben 10 punti a segnare una distanza che la capitale finanziaria del Paese sente sempre più marcata. Il Pd da solo è il primo partito con oltre il 27% dei voti (sei punti più che in Regione), mentre Fratelli d’Italia è al 20,5 per cento, cinque punti sotto la media in Regione.
Per Majorino il risultato ottenuto è “Una buona base da cui partire anche per avviare un’opposizione propositiva e combattiva nei confronti della giunta Fontana”.
Fuori la Moratti.
Resta fuori dal Pirellone la candidata del Terzo Polo Letizia Moratti, si consola: “Entreranno i miei candidati in consiglio. E io continuerò con loro: faremo un punto a brevissimo, sono convinta che ci sia spazio per una proposta politica nuova”. Per la Moratti il bicchiere mezzo pieno? Per Calenda non è così che ammette la sconfitta e in un’intervista al Corriere della Sera commenta il risultato delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia: “Non ho timore di dirlo: si vota per appartenenza, come al palio di Siena. Così i candidati contano poco”. Insomma, Calenda scopre che gli italiani votano per appartenenza ideologica.
Il voto a Segrate.
Anche i segratesi, come molti lombardi, hanno disertato le urne, appena il 44,03 per cento si è recato a votare: 13.020 su un corpo elettorale di 29.573 elettori. Nella precedente tornata furono 21.117, il 75,33%.
A Segrate la vittoria del centro destra non ha le percentuali del resto della regione dove l’affermazione della lista Fratelli d’Italia-Giorgia Meloni ha riportato Fontana alla guida del Consiglio regionale. Il distacco tra Fontana e Majorino è meno marcato, il primo ha ricevuto 5811 voti, pari al 45,51%, contro 4947 voti, il 38,74% del contendente.
All’interno della coalizione di centro destra mantiene la posizione Forza Italia con 940 voti, 25,05%, segue la Lega con 771 voti, 7,19%. Il confronto con i numeri della precedente tornata è impietoso, i rapporti di forza all’interno della coalizione sono stati stravolti dall’effetto Meloni, la volta scorsa il presidente Fontana fu eletto con il 20,68% di voti leghisti, il 18,44% di Forza Italia e con appena 702 voti pari al 3,74% di Fratelli d’Italia.
Il PD, oltre che a Milano città, fa bene anche a Segrate, e con il 23,31% da solo raccoglie più della metà del sostegno al candidato Majorino. Il Movimento 5 Stelle, invece, appena 478 voti, il 4,46%. Fa meglio la lista Patto Civico – Majorino Presidente con 617 voti, il 5,75%.
Per la lista Moratti-Terzo Polo un risultato migliore che nel resto della regione, ottiene 1837 voti, pari al 14,39%, contro il 9,87% regionale che ha tenuto fuori la candidata presidente dal Consiglio Regionale. All’interno della composizione del voto al Terzo Polo c’è da notare come Azione-Italia Viva abbia ricevuto meno voti della lista Letizia Moratti Presidente, insomma, la formazione di Renzi e Calenda sembra destinata all’irrilevanza politica.
Il centro destra fa il pienone, governa 15 regioni su 19 e la nuova affermazione dello tsunami Meloni consolida il governo. Salvo baruffe interne o altri incidenti di percorso – Berlusconi sembra sia stato scaricato anche dai Popolari europei, dopo le parole su Zelensky, – la Meloni studia come contenere i due insofferenti alleati per governare cinque anni. Intanto il governo ha ritirato la costituzione di parte civile nel processo “Ruby ter” sperando di disinnescare la mina vagante Berlusconi in una sorta di scambio di favori. Per Salvini l’ennesima deludente prestazione elettorale potrebbe accelerare la resa dei conti interna al partito, l’emorragia di voti, tre milioni in quattro anni, riportano il partito nelle sabbie mobili del 2013, quando alle politiche la Lega ottenne poco più del 4%. Per il cantiere del centro sinistra i tempi sono incerti, dopo la scelta del segretario del PD dovranno capire da dove riprendere la ricostruzione di una sinistra moderna, popolare e di governo.
Domani, sempre qui su Segrate.info “Diario di uno scrutatore” due giorni a contatto con i segratesi al voto.
Certamente, come sempre, hanno vinto quasi tutti. Si possono fare analisi, non è il caso dell’articolo, per supportare la tesi consolatoria.
Ma una certezza l’abbiamo dopo il disastro fatta da Fontana e la sua giunta viene rieletto ancora Fontana con una maggioranza quasi bulgara, con l’appoggio degli stessi partiti che hanno solo ripartiti i voti in modo diverso da prima.
Non basta vivere quotidianamente il disastro dei trasporti regionali e peggio ancora lo sfascio della sanità pubblica lombarda per motivare le le persone al cambiamento. Sembra che chi vota non utilizzi questi servizi. E non è bastata neanche la grottesca gestione della pandemia con i nefasti esiti conseguiti : tutto dimenticato .
D’altra parte il 60% di astensione qualche indicazione dovrebbe darla. La nostra democrazia è ammalata. È colpa dei cittadini come dice Calenda o i partiti ed i politicanti hanno qualche responsabilità?