I Segratesi che hanno votato alle primarie del PD sembra si siano passati la voce, “Votare la Schelein”: su tutti e quattro i seggi, per un totale di circa un migliaio di votanti, non c’è stata storia, netta la vittoria della neo eletta Elly Schlein alla guida del PD.
In dettaglio questi i dati:
Seggio 1 Segrate Centro
Schlein 168 Bonaccini 73
Seggio 2 Rovagnasco
Schlein 187 Bonaccini 56
Seggio 3 Redecesio
Schlein 158 Bonaccini 78
Seggio 4 San Felice
Schlein 43 Bonaccini 22
Schlein 556 voti 71%
Bonaccini 229 voti 29%.
La sconfitta del predestinato Bonaccini, votato e indicato dagli iscritti come il certo successore di Letta, ha sorpreso soprattutto loro, establishment del partito, quelli che tutto cambi perché nulla cambi. Si sprecano le letture e le analisi del voto, si tenta di addossare la colpa agli infiltrati non iscritti al partito che avrebbero sabotato il voto – più di cinquecentomila infiltrati è un po’ dura da sostenere – ma per molti le cause sono altrove, nel solito gioco masochistico che ha portato il PD ben sotto la soglia psicologica del 20 per cento. In fondo è bastato poco per far destare migliaia di ex iscritti, simpatizzanti di area ad andare a votare, oltre un milione e centomila, qualcosa che alcuni dirigenti PD hanno mal digerito: un mandato per cambiare davvero.
Ed è forse proprio qui che risiede la paura dei salotti buoni del PD, il cambiamento. Il primo gallo a cantare nel pollaio è stato il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori che ha dichiarato a Omnibus su La7:
«Schlein? Dipende da lei se sarà ancora mio partito»
«Me l’aspettavo? Un po’ sì. Nella parte finale della campagna congressuale, nella vigilia percepivo un diverso clima su fronte di Schlein. Si capiva che c’era stata una mobilitazione di nuovi soggetti. Su di lei avevo notato un clima diverso. Ha vinto Elly perché è risultata più nuova, ha saputo coinvolgere giovani e donne e questo è un suo merito».
L’allusione “a nuovi soggetti” è il sintomo di una classe politica che non ha saputo cogliere il cambiamento nella società e nel partito, cercando di piacere a tutti i costi a improbabili compagni di sventura perdendo identità e visione. Gori non è l’unico nei piani alti del partito che mugugnano e sempre in area centrista, che non si riconoscono nel programma della neo eletta, sorprendentemente riconoscono alla vincitrice la chiarezza del linguaggio e si aspettano da lei in tempi certi quello che loro non sono stati in grado di fare in questi ultimi vent’anni.
A Segrate la richiesta di cambiamento è stata ancora più forte ed evidente, 71 per cento contro il 53 per cento nazionale, un dato che lascia aperte a molte riflessioni.
Che succede adesso nel gruppo dirigente segratese del PD? Si va avanti come al solito, mettiamo la testa sotto la sabbia o si apre un confronto per capire se e come intraprendere la nuova strada indicata della primarie, che possiamo sintetizzare in rinnovamento e cambiamento? Uno svecchiamento e una ricerca di forze nuove, magari tra quei giovani e quelle donne che la Schlein – come dice il sindaco Gori – ha saputo coinvolgere?
Per il sindaco Micheli due bocciature nel giro di due mesi, prima la Moratti, indicata dal sindaco a capo di una Große Koalition per le regionali, sappiamo come è andata a finire, e adesso la bocciatura di Bonaccini caro all’area centrista del PD e ai tanti amici come Gori.
Ma forse, più prosaicamente, a Segrate andremo avanti così, senza sussulti e senza fantasia, nell’attesa che qualcuno ci svegli dal sogno di vivere nella città più bella e verde della Lombardia, anzi, dell’Italia intera.