Un lungo e accorato post di Giovanni Berutti su Facebook (leggilo qui) racconta lo stato di grave sofferenza in cui versa il “mare dei milanesi”.
Il racconto è minuzioso, documentato da decine di foto e ricordi di chi frequenta da decenni il grande parco e lancia un grido d’allarme: facciamo qualcosa fintanto che siamo in tempo.
Rifiuti, mancanza d’acqua, scarsa manutenzione, non ben identificati canali di scolo… insomma, l’Idroscalo somiglia più a una pozzanghera che al grande specchio d’acqua cristallina in cui generazioni di milanesi si sono immersi per sottrarsi alla calura della metropoli.
Purtroppo, l’Italia è il Paese delle emergenze non della prevenzione e il grido d’allarme del signor Berutti è destinato a cadere nel vuoto.
Siccità e cattiva politica
La penuria di piogge di questi ultimi anni, è inutile ricordarlo, viene da lontano e sembra confermare quanto per anni ci hanno detto gli esperti, e, come nel resto del Paese, stiamo a guardare fino a che punto potremo arrivare, a quale disastro è destinato il grande bacino tra Milano e Segrate.
Il Po, nelle immagini di tutti i TG, mostra la tragedia già in atto, oltre il 60 per cento della sua portata è svanita, e come il grande fiume che attraversa tutta la pianura Padana, migliaia di altri canali e bacini di raccolta sono al secco. È quanto è emerso nel corso del secondo incontro dell’Osservatorio Permanente dell’Autorità distrettuale del fiume Po, tavolo che si è svolto nella giornata di giovedì 9 marzo.
Sul futuro dell’Idroscalo pesa anche, oltre alla mancanza d’acqua, la mancanza di visione di una politica che fino adesso ha interpretato il suo ruolo solo quando c’era da nominare enti, consiglieri, presidenti, una pletora di personaggi, inermi spettatori di un degrado man mano sempre più serio, grave, forse irreversibile.
Questo accadeva l’anno scorso.
Giusto un anno fa ci siamo occupati del repentino scioglimento dell’ente di gestione dell’Idroscalo- qui l’articolo – perché la politica aveva sancito il suo fallimento, non aveva saputo reperire le risorse per il suo mantenimento e dell’altrettanto repentino ritiro della stessa delibera da parte del sindaco Sala.
«A distanza di due esercizi dall’avvio, non essendo l’Istituzione riuscita a conseguire l’auspicata autonomia finanziaria, tale da consentire all’Ente di perseguire l’obiettivo di non utilizzare le entrate proprie per il finanziamento di funzioni e servizi non ricompresi nel catalogo di cui alla legge 56/2014, tra cui appunto la gestione dell’Idroscalo, ha finito essa stessa per rappresentare un aggravio dell’agire amministrativo facendo così venire meno le motivazioni della sua costituzione», cosi recita la relazione tecnica di Antonio Sebastiano Purcaro Direttore Generale dell’Ente metropolitano milanese che apre alla Delibera che sancirà, se approvata, lo scioglimento dell’esercizio dell’organo gestionale dell’Idroscalo il 31 maggio 2022».
Le foto e il racconto del signor Berutti ci dicono che nel frattempo non è accaduto nulla di buono.
Morto un idroscalo se ne fa un altro.
Su tutta l’aria, purtroppo, pesa anche la mancanza di una forte “giurisdizione”: è sul territorio di Segrate, governato dalla Città Metropolitana e da un ente che risponde solo a determinate logiche politiche, fa sì che il Parco sia di tutti ma alla fine nessuno ha a cuore davvero le sue sorti. Il Comune di Segrate potrebbe far valere un po’ il suo peso, in fondo buona parte dell’area è nel suo territorio comunale ma conosciamo il vassallaggio dell’amministrazione segratese nei confronti del capoluogo e come se rassegnata all’ineluttabile sorte dell’Idroscalo, Segrate si appresta a replicare un’area umida con un progetto faraonico- sulla carta- per replicare un’opera i cui costi, non solo di realizzazione ma di mantenimento, sarà interessante conoscere.
La macchina della comunicazione comunale sparge comunicati che la stampa locale traduce con parole trionfalistiche, “Una darsena dedicata a piccole imbarcazioni ed edifici “green” dalle forme avveniristiche sulle acque della cava di Segrate”. Tutto questo mentre un pezzo importante del nostro territorio agonizza, a Segrate l’amministrazione guarda altrove, e presenta UN GRANDISSIMO EVENTO ALLA SCOPERTA DI “OASIS”, l’oasi di Segrate. “Un progetto – come recita l’annuncio – ambizioso e innovativo di rigenerazione urbana che si svilupperà nel Nuovo Centroparco”.
Gli annunci della politica e la politica degli annunci
La contemporaneità della presentazione dell’evento e il post del signor Berutti mi hanno lasciato un senso di desolazione. Ancora una volta la politica , anche quella locale che, come ho detto più volte, immaginavo avesse una sensibilità diversa, invece celebra sé stessa.
Così come l’altro annuncio per una Segrate verde – sempre a parole -, l’arrivo di 80 biciclette e 30 monopattini elettrici. Per un’amministrazione attenta ai temi ecologici che fino ad oggi, per quanto ci è dato sapere, non ha installato un solo pannello fotovoltaico sui suoi edifici, tutto ciò ha il sapore di una doppia presa in giro.
Siamo abituati alla politica dei grandiosi annunci del sindaco Paolo Micheli, annunci auto celebrativi, per raccontare sogni e aspirazioni di una politica di basso cabotaggio e scarsa considerazione delle reali necessità dei segratesi.