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Il Centroparco, un affare d’oro ma non per la collettività 

Del fiore all’occhiello di Segrate, il Centroparco, si è detto e scritto ma, soprattutto, magnificato tanto. Prima l’amministrazione Alessandrini che parlava di grande regalo ai segratesi, poi, nell’era Micheli, si è esaltato il grande cuore verde, centro e fulcro della vita e della filosofia “green” della nostra città, ma poco, molto poco si è detto su quello che questo cuore verde nasconde.

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L’amministrazione Micheli, nel sequel hollywoodiano segratese, dopo Oasis pensa a Dune, e non è uno scherzo. 

Il progetto della giunta Micheli, presentato dal vicesindaco Di Chio, parla di intervento di “riporto e modellazione di terreni all’interno del Centroparco”, un’altra operazione di “rigenerazione”, questa volta non urbano ma verde, che investe il parco cittadino più grande della città.

Ma cosa sono le dune e quale è la necessità di un intervento milionario per la formazione di alcune montagnette artificiali?

L’intervento mira a sanare e bonificare un’ampia zona del parco che, ricordiamo, è nato dalla cessione di privati in cambio di licenze edilizie e non sempre le aree cedute godevano di ottima salute, anzi. Oltre al grande polo estrattivo di HOLCIM Aggregati Calcestruzzi S.r.l. nell’area erano presenti tante altre piccole proprietà divenute discariche abusive, fra queste anche quelle che hanno interessato l’ex area Villa, dove oggi sta nascendo East Park.

Nel progetto presentato dal vicesindaco si legge: dall’attuazione del Programma Integrato di Intervento denominato “Centroparco Lotto 2” il Comune ha ottenuto la cessione di un’area interna al Centroparco, oggetto della presente delibera, avente una superficie di circa 30.000 mq sulla quale originariamente era previsto un intervento di rimboschimento;
– preliminarmente alla cessione dell’area, sono stati eseguiti i procedimenti ambientali per la rimozione di rifiuti rinvenuti in sottosuolo e per la messa in sicurezza permanente dell’area attraverso un intervento di capping, ossia, il posizionamento in sottosuolo di una barriera impermeabile che impedisce la prevista piantumazione del luogo
.

Insomma, l’area non può diventare bosco come nei programmi perché non ci sono le condizioni ambientali, pertanto bisogna cambiare progetto.

Dove tutto ha inizio.

Correva l’anno 2012, e Segrate, nelle cronache di allora, si era meritata “il premio Attila del Wwf: 1,5 milioni di mq di aree agricole distrutte (con il suolo edificato che copre l’80% della cittadina, contro una media del 42% della provincia di Milano), per far posto a un’urbanizzazione da boom economico post-guerra (con 20mila nuovi abitanti) e, tanto per non farsi mancare nulla, anche un mega centro commerciale…”

Nell’ottobre dello stesso anno, l’amministrazione Alessandrini produceva il documento di Controdeduzione alle osservazioni presentate e approvazione piano attuativo di iniziativa pubblica conforme al P.G.T. vigente, relativo all’area di trasformazione pubblica TRP1 – CENTROPARCO.

Nel documento si rispondeva a una serie di domande e osservazioni che solitamente seguono la presentazione di un progetto di tale impatto e importanza pubblica. Le uniche osservazione e richieste furono quelle della Holcim dove sostanzialmente richiedeva revisioni e modifiche del planivolumetrico del piano attuativo affinché risultasse “aderente a quanto già convenuto dal Comune e Holcim nel 2008”. Sulla natura e sulla bontà delle aree cedute nessuno menzione. 

Due amministrazioni diverse e undici anni dopo si tenta di sanare l’insanabile? 

In molti documenti e in anni diversi, l’insalubrità di intere aree è stata segnalata più volte ma senza che questo cambiasse di fatto i progetti edificatori. Oggi l’operazione Dune sembra una pezza peggiore del buco, un tentativo di riparazione di qualcosa di poco sanabile se si pensa che la collettività dovrà farsi carico degli oneri di risanamento di aree malsane cedute in cambio di permessi di costruzione in aree sane.   

Per il vicesindaco Di Chio la soluzione e metterci qualche metro cubo di buona terra sopra e destinare l’area a un uso diverso dal bosco inizialmente previsto. Ma in questa vicenda, come in altre della storia amministrativa recente di Segrate, del resto, salta all’occhio come una sorta di continuum dell’operato Micheli con quello del suo predecessore Alessandrini.

Delle battaglie ambientaliste che hanno caratterizzato la politica cittadina di quegli anni non vi è più traccia. Il movimento Segrate Nostra, padre morale di tanta politica segratese, è sparito dai radar della politica cittadina.

Come mai, perché?

L’amministrazione Micheli sembra abbia avuto più a cuore coprire e rimediare a determinati danni della precedente amministrazione piuttosto che denunciarli e porvi rimedio azzerando gli effetti di scelte che man mano stanno arrivando al pettine e di fatto rendendo Micheli simile ad Alessandrini. E in effetti qualche similitudine c’è, come quella della filosofia dell’utilizzo delle concessioni edilizie. Alessandrini ci faceva cassa a suon di Oneri di urbanizzazione, Micheli tenta di barattarli con opere pubbliche o di risanamento urbano, come amano definirlo.

Il Centroparco è certamente un grande polmone verde che va tutelato e salvaguardato – proprio da politiche riparatrici – ma più di ogni altra cosa la grande area verde nel cuore di Segrate è stato un grande affare per i privati – e lo è ancora, lo vediamo dopo – che con una singola mossa hanno ceduto terreni contaminati all’amministrazione in cambio di concessioni edilizie in aree sane; si sono liberati dall’onere di bonificarli, che saranno fatti con oneri di urbanizzazione; e in fine, oggi possono costruire su aree sane e vendere i loro appartamenti tranquillamente.

L’affare continua

Secondo quanto riportato nel documento di fattibilità̀ tecnica ed economica delle dune, la spesa complessiva si aggira a poco meno di un milione di euro così ripartiti:

– Quota a carico di DESMO € 849.486,35
– Quota a carico del Comune di Segrate € 60.270,89.

Ma ecco la soluzione che mette d’accordo tutti, con i soldi del contribuente. 

Il vicesindaco Di Chio scrive: Considerato che la società̀ DESMO s.c. a r.l., con nota acquisita al protocollo generale dell’Ente al n. 18413 in data 11/05/2023, ha comunicato di avere disponibilità di materiale di scavo da conferire in appositi siti di destino e che, a fronte della dichiarata necessità dell’Amministrazione di materiale per le attività preliminare legate alla riqualificazione del Centroparco di cui sopra, si è dichiarata disponibile a fornire al Comune il materiale costituito da:
20.000 mc di terre e rocce da scavo costituiti in frazione mista con inerte medio / piccolo 20.000 mc di terre e rocce da scavo costituiti da terreno vegetale; 

Che la stessa Desmo, su richiesta dell’Amministrazione, si è resa disponibile ad effettuare anche un primo livellamento del materiale, per il quale chiede il riconoscimento di costo di € 0,25/mc oltre IVA.

Il Comune continua a pagare per sanare terreni che dovevano essere sani al momento dell’acquisizione e che nessuno si è premurato di verificare e oggi, guarda caso, c’è un’azienda pronta a venire in soccorso del Comune. 

Ma in tutto questo che ne è dell’opposizione, qualche voce in dissenso, qualche critica?

Chi non ha peccato scagli la prima pietra…. e a quanto pare, sembra che in tanti fra i segratesi che possedevano aree cedute al Comune, tra questi qualcuno ha avuto incarichi comunali, qualche peccatuccio ce l’avevano, eccome. 

Insomma, la vicenda è intrigata e la soluzione è quella italiana: la collettività si farà carico dei furbi ma quello che inquieta di più è non conoscere quanto altro cemento deve arrivare nel “cuore verde” di Segrate.

PS. Adesso aspettiamo di vedere l’atto conclusivo di Westfield.

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