Se il successo di una manifestazione si misura dal numero di partecipanti, quella di ieri lungo viale Corsica, per il ripristino della linea Atm 73, è stata sicuramente un flop: qualche decina di over cinquanta, teste canute e pelate, nessun trentenne. Se invece si ascoltano le voci e le ragioni dei partecipanti, allora la manifestazione racconta qualcosa che va oltre, molto oltre la semplice protesta per il taglio di un servizio che la municipalità milanese ha considerato superfluo, superato dall’arrivo della nuova e veloce linea metropolitana.
Questa manifestazione è il segnale di una città che si affanna a rincorre un modello di efficientismo a ogni costo, che pensa ai servizi come a un funzionale corollario della città del business, della città che produce, che consuma e che considera come qualcosa di distopico chi non riesce a tenere il passo di un luogo dove il tempo sembra via via contrarsi.
Carré corto alla moda, il grigio portato come un raffinato simbolo generazionale, l’elegante signora sottolinea: «la metropolitana e la 73 hanno utenze diverse, ma poi perché hanno tagliato solo la 73 quando anche la 54 si sovrappone in alcuni tratti con la metropolitana? E come si concilia il taglio di una linea di trasporto pubblico quando il sindaco Sala auspica una città senza auto?»
Già, come si concilia?
Un signore accanto interviene: «la spacciano per taglio tecnico, per non sovrapporsi alla linea metropolitana ma è solo una questione di soldi, devono risparmiare…»
E il sospetto che il taglio del servizio abbia anche ragioni finanziare comincia a essere sempre più presente nella discussioni che in questi giorni circolano attorno alle decisioni dell’Autorità di bacino del trasporto pubblico lombardo, che proprio di tagli e maggiori economie parla nella “NOTA INTEGRATIVA AL BILANCIO DI PREVISIONE 2022-2024, dove menziona anche del ricorso alla Magistratura amministrativa per i tagli che Regione Lombardia ha previsto per il triennio 22/24 pari a 6,6 M€ per il 2022, 8,9 M€ nel 2023, 10,9 nel 2024.
La “gran Milan” sta perdendo di vista proprio quello che l’ha resa grande, la capacità di conciliare l’orgoglio di saper anticipare i tempi e le svolte storiche pur rimanendo una città vivibile con una comunità dal cuore grande?
Il celebre architetto Stefano Boeri qualche anno fa parlò della necessità di ricucire lo strappo fra le città e la Natura, mentre oggi forse c’è bisogno di parlare dell’urgenza di ricucire le diverse esigenze di una città divenuta post-industriale – tra il 1971 e il 1994 il numero degli addetti dell’industria a Milano è calato da 330mila unità a 140mila – con l’odierno capoluogo la cui età media è più vicina ai manifestanti per la 73 che non ai trentenni e quarantenni, che sono il vero target di riferimento della nuova linea metropolitana, a cui promette di essere trasportato in pochi minuti a un passo dal cielo.
Una delle critiche più ricorrenti rivolta dai manifestanti al sindaco Sala è l’incompatibilità tra il taglio di linee di superficie con l’invito a lasciare le automobili a casa. La città meneghina le ha provate tutte per avviare il tanto auspicato cambio culturale sull’utilizzo dell’auto: area C, poi area B, strisce blu a tappeto, spostando sempre un pochino più in alto il prezzo per chi vuole vivere entro la cerchia della circonvallazione della 90.
Milano è sempre più una città mobile, liquida, interconnessa e veloce che applica la regola dei centoquaranta caratteri oltre che in affari anche nei rapporti umani, nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni sociali.
Ci sentiamo obbligati a rispondere in tempi brevi a e-mail, WhatsApp, sms. Viviamo continuamente connessi. Siamo passati dal modem a 56Kbp alla fibra ottica, alla velocità della luce, senza renderci conto che anche le nostre vite hanno subito la stessa sorte, iper-sollecitati, rincorrendo man mano modelli sempre più veloci.
Paolo Maria Tomassini, tra quelli in testa al corteo con la scritta “LA 73 NON SI TOCCA” sintetizza così la scelta dell’amministrazione milanese: «Ci chiediamo anche noi cosa stia accadendo a questa città. Hanno speso tanti soldini per fare delle opere, senz’altro interessanti, ma non devono cercare di fare cassa togliendo servizi ai cittadini. La linea della metropolitana M4, che tanto pubblicizzano, in realtà serve a collegare l’aeroporto di Linate al centro di Milano. Non è affatto vero che la 73 sia un duplicato della linea metropolitana perché le fermate di superfice non sono affatto coperte da quelle della metro”.
E tra Linate e San Babila, in mezzo c’è tutto un mondo: una fetta sostanziosa della città che vive e si sposta all’interno di microaree, fatte di piccoli spostamenti per recarsi in farmacia o a una visita medica, dal mercato di zona o all’ufficio postale, che si muove per le tante necessità di una popolazione che non affolla gli eventi della moda, che non corre più all’appuntamento con lo Spritz della movida ma che è cuore e parte viva della grande città metropolitana.
Milano sembra sempre più a misura delle moderne professioni del marketing, della finanza, della comunicazione, abitata da giovani agenti di borsa, da neoavvocati, da precari professionisti a Partita Iva, i cui clienti, genitori e famiglia sono proprio i manifestanti del corteo di viale Corsica che per raggiungere gli eleganti uffici della Milano dei giovani professionisti si serviva anche della 73.
Il piano disposto da ATM prevede anche la limitazione della linea 38 fino a via Corelli, tagliando fuori l’ultima parte del tragitto che serviva la frazione di Novegro. Tra i partecipanti alla manifestazione di ieri non c’era nessuno con la scritta che ricordasse anche quella parte di utenza segratese che sembra ormai destinata al suo destino. I pendolari di Segrate sud che usavano la 38 forse si sono già rassegnati, l’impegno tardivo del sindaco, dopo “l’elogio alla velocità”, non lascia ben sperare così come il totale disinteresse delle forze politiche cittadine. Nessuna presa di posizione, nessuna interrogazione urgente, nessuna mozione è stata presentata per il prossimo Consiglio comunale, una politica sempre più distante dalla vita dei cittadini ma presente ed efficiente quando c’è da festeggiare un premio per la Segrate che sarà e intanto i residenti di Novegro che si arrangino.
“I milanesi sono produttivi, con una profonda visione etica del lavoro, un forte senso della giustizia sociale, della trasmissione del benessere alle generazioni future e con un rispetto totale della civiltà, dei diritti, della tolleranza e della solidarietà”. Umberto Veronesi, medico
“Milano è un enorme conglomerato di eremiti”. Eugenio Montale, poeta.
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