“Sarà One Works, società globale di architettura e ingegneria nei settori delle infrastrutture di trasporto, del Masterplanning, del Real Estate Commerciale e Public and Private Buildings, a sviluppare la prima fase Retail dell’area Westfield a Segrate (MI). Lo studio, che vanta un portfolio internazionale e un’importante esperienza nella progettazione di luoghi che ospitano milioni di persone ogni anno, ha per esempio realizzato l’innovativa Piazza Tre Torri di CityLife a Milano”.
Con queste parole l’ufficio stampa Media Contact – FB& Associati squarcia il velo di silenzio attorno al mega progetto, calato all’inizio del 2020, a seguito della grave pandemia globale.
Sono passati appena tre anni da quando il virus ha fermato definitivamente il progetto immobiliare che doveva replicare il format londinese di Shepherd’s Bush, tempio dello shopping di alta gamma, che dopo diversi rinvii fu definitivamente stoppato, cancellando 1,6 miliardi di investimenti previsti, ma sembra un’eternità.
Dai rinvii per cause tecniche al grande congelamento per la pandemia, gli annunci della presentazione di un nuovo progetto si sono susseguiti puntuali, e puntuali anche le smentite, tanto che il prolungato silenzio della multinazionale proprietaria dell’area, la joint-venture formata da Unibail-Rodamco-Westfield e Stilo immobiliare Finanziaria (Gruppo Percassi, attraverso Arcus Real Estate), così come quello dell’amministrazione comunale, aveva lasciato spazio a congetture e ipotesi, come quella di destinare al nuovo San Siro l’area, ipotesi subito smentita dal sindaco Micheli che aveva ribadito l’indisponibilità della città di Segrate ad accogliere la mega struttura sportiva.
Il comunicato di queste ore non dice molto su quello che verrà, ci vorrà del tempo, come fanno sapere gli addetti stampa ma intanto si tracciano alcune linee di principio sulle modalità che ispireranno i progettisti nel ridisegnare tutta l’opera che, ricordiamo, essere immensa.
“La sostenibilità e il basso impatto ambientale è una delle linee strategiche su cui si svilupperà il progetto in linea con l’obiettivo di Westfield di tagliare del 50% le suoi emissioni di CO2 entro il 2030”, si legge nel comunicato che continua “In un innovativo alternarsi tra spazi aperti e strutture chiuse, l’attenzione alle aree verdi e alla vivibilità degli spazi, sarà il leitmotiv dell’intera area, che includerà anche un Centro commerciale in linea con i nuovi scenari, oggetto della prima fase”.
Il sostanziale cambiamento del progetto originale, di cui francamento pochi rimpiangono il gigantismo – non c’è bisogno di ricordare ancora una volta i numeri proposti dal primo progetto – lascia intravvedere la possibilità che il nuovo studio possa contemplare una grande fetta di residenziale, gli indizi ci sono tutti così come le condizioni. La posizione strategica, poco fuori la cerchia delle Tangenziali, nel cuore del nodo est dei trasporti ferroviari – Passante ferroviario, prolungamento Linea M4 – immersa in una zona ancora relativamente verde, fanno dell’area una delle più interessanti e ambite zone residenziali di tutta la zona est del milanese.
Il quesito adesso è: in che modo la multinazionale cercherà di rientrare dall’ingente investimento una volta ridimenzionata la destinazione commerciale?
Una domanda a cui sembra la stessa multinazionale voglia dare risposta attraverso l’ascolto e al dialogo con il territorio e i suoi protagonisti.
Sempre nel comunicato si legge che “Westfield Milano ha anche avviato un’importante fase di analisi dei bisogni di cittadini, istituzioni, stakeholder economici ed enti del terzo settore mediante un’indagine quali-quantitativa affidata a Nomisma. Dai risultati della ricerca emergeranno informazioni preziose sulla base delle quali saranno definiti alcuni degli aspetti funzionali del progetto”.
Una proposta importante, lodevole che lascia intravvedere la voglia di realizzare un progetto condiviso, armonico con il territorio che lo ospita.
Adesso c’è solo da vedere se il sindaco e la sua giunta coglieranno l’importante occasione per indirizzare e rappresentare al meglio le istanze della città e di essere parte attività nel processo di ripensamento di tutta l’area. I precedenti non lasciano ben sperare, lunghi silenzi e poca comunicazione ai cittadini hanno dato l’aria di un’amministrazione in balia delle esclusive esigenze dell’investitore, lasciando persino nel dubbio che la multinazionale avesse abbondonato definitivamente ogni progetto sull’area, insomma poca comunicazione da parte di una giunta e di un sindaco che non perdono occasione per un post o una foto sui social.
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