In Comune

Poche speranze tanta amarezza ma per la 38 ci sarà battaglia.

«Ma c’è davvero bisogno di fare le barricate, di protestare, di andare sui trampoli per salvaguardare un servizio»? E in effetti Emanuela Ronzone, storica residente di Novegro, sui trampoli c’è andata davvero durante la manifestazione dello scorso 15 luglio. Protagonista di mille battaglie, una proprio per l’istituzione della linea per cui oggi torna a combattere per non vedere tagliato un servizio vitale per lei e per i residenti di Novegro.

La 38, un taglio a un servizio vitale per un intero quartiere

Una sforbiciata di appena un chilometro e due, dal nuovo capolinea davanti al centro sportivo Saini al vecchio punto d’arrivo della 38, in via Deledda a Novegro ma che rappresentano una vera cesura alla via d’uscita dal quartiere verso Milano, verso mille possibilità per raggiungere mercati, servizi e di incrociare molte delle linee di superficie ATM della zona est milanese.

«Sono molto frustata nel vedere come non si comprendano le ragioni di chi, secondo le parole del consigliere Griguolo, non ha protestato abbastanza per mantenere un servizio che permetteva di raggiungere un numero enorme di luoghi e connessioni con il resto dei linee ATM», l’elenco è lungo e per far comprendere meglio a chi raccoglie questo sfogo, Emanuela elenca luoghi e servizi che da Novegro e Tregarezzo non è più possibile raggiungere: «Parco Esposizione di Novegro, Centro sportivo Saini, Parco Forlanini, Ponte che collega Ortica, il liceo Pasolini, piazza San Gerolamo, collegamento con il tram 5 in via Amodeo che porta in Stazione Centrale, collegamento con la 54 che va a Lambrate, incrocio di via Illirico e via Negroli dove passa la 45, incrocio di via Aselli con il collegamento con la 93 e la 54, in Piazzale Susa incrocia la 90 e la 91, poi serviva il mercato del sabato mattina di Valvassori Peroni, mercato del venerdì di Piazza Fusina e quello del lunedì in via Moretto da Brescia. Questi sono solo alcuni delle possibilità di connessione che permetteva la 38» e in effetti il ventaglio di collegamenti è davvero impressionante, e dallo scorso 4 luglio non è più possibile raggiungere a meno di non usare l’auto, senza alternativa.

Un successo per Città Metropolitana che spinge verso il bando della mobilità privata.

Non è difficile immaginare come certe scelte siano dettate da esigenze di bilancio, di razionalizzare i costi di un servizio che diventa sempre più oneroso ma del resto se si spinge verso la mobilità collettiva, verso i mezzi pubblici, senza mettere in cima alla lista delle priorità le esigenze dell’utenza, dei cittadini, succede questo, «far sentire in colpa i cittadini – prosegue Emanuela – che non protestano abbastanza o forse proprio perché protestano».

Lo sfogo di Emanuela prosegue, cerca di mantenersi lucida, concentrata, mettendo da parte ora la rabbia ora delusione che traspare dal suo volto per raccontare come la semplice trasformazione di una linea urbana di un mezzo di trasporto possa impattare in maniera così devastante nella vita di tanta gente. 

«Qui a Novegro non abbiamo supermercati, mercati o centri commerciali, il nostro è un quartiere proletario, dove ci sono molte famiglie che non hanno l’auto, e la 38 serviva anche per andare a fare la spesa. Avevamo questi mezzi comodissimi… C’è gente che ha comprato casa qui proprio perché la zona era ben servita, era comodo con i mezzi. Adesso vorrei che il consigliere Griguolo immaginasse cosa vuol dire recarsi a uno dei mercati che ho appena elencato, con buste e borsoni, ma poi, come farà chi non ha l’auto, quale è l’alternativa»? 

Quale alternativa?

E non è difficile immaginare come adesso sia radicalmente cambiata la vita per chi, per raggiungere le stesse destinazioni, è costretto a passare per quello che altrimenti sarebbe un passo avanti, un miglioramento delle condizioni di trasporto, una modernizzazione ma che qui, invece, si sta trasformando in un collo di bottiglia, di una strozzatura attraverso cui costringere chi prima aveva più possibilità a una sola opzione, la metropolitana.

«La M4 è un servizio bellissimo ma non fa le fermate intermedie ed è quello che non si rendono conto, purtroppo, chi è seduto al tavolo e parla di mobilità, non conosco la realtà. Adesso hanno proposto l’allungamento della 973 fino a Piazza Ovidio, se portassero tutti i servizi in Piazza Ovidio sarebbe bello, avremmo risolto, ma non è così».

«Incredibilmente nel nostro quartiere, così periferico e marginale rispetto al centro di Segrate, eravamo molto più comodi per raggiungere Milano rispetto a chi vive in centro. Con la 38 in quindici minuti eravamo in Piazzale Susa, con la 73 servivano venticinque minuti per arrivare a San Babila». 

Leggo a Manuela il commento che ho ricevuto qualche giorno fa da un esponente politico segratese: “A settembre il problema non ci sarà più. Succede sempre così ad ogni cambiamento”. 

«A settembre sarà anche peggio, iniziano le scuole, c’è il ritorno alle normali attività.. a settembre ci sarà ancora più disagio… non ti nascondo che a settembre ci sarà… ci sarà un’insurrezione popolare, diciamo così, per tutti i mezzi tolti. Non sempre la gente è così stupida da incassare in silenzio le ingiustizie perpetrate. Ma come dicevo prima, non c’è bisogno di arrivare a queste forme di protesta, di dover per forza protestare per salvaguardare un servizio».

Ma da parte dell’amministrazione comunale segratese c’è stata attenzione, si sono interessati c’è stato ascolto su quanto sta accadendo?

«Devo dire che sì, sono stata abbastanza ascoltata… come dire, hanno preso atto. Hanno detto che Segrate si siederà ai tavoli di discussione con Milano, Città Metropolitana, e questo mi fa molto piacere. Ma bisogna essere ascoltati fino in fondo, bisogna conoscere profondamente i problemi che si portano al tavolo di discussione».

ATM ha deciso di allungare di cinque fermate la corsa delle 973 dopo le proteste e il corteo, c’è stato un sit-in sotto palazzo Marino, i partecipanti alla manifestazione erano qualche centinaio e tutto questo è servito ad aggiungere appena cinque fermate, cosa si aspettano i residenti di Novegro che, a detta del consigliere Griguolo, non hanno manifestato sufficientemente? 

«Riguardo alla 73, non ci fermiamo, la raccolta firme sta andando avanti e sono previste altre manifestazioni, per la 38 certamente faremo lo stesso ma c’è una cosa che va sottolineata.

Nel 2019 ci fu assicurato, in vista dell’arrivo della metropolitana, che non ci sarebbe stato nessun cambiamento, quindi eravamo abbastanza tranquilli, poi, bisogna dire che non c’è stata comunicazione, nessun preavviso. Abbiamo saputo del taglio del percorso della linea solo attraverso la stampa, quando ormai era deciso».

Non sempre tutti hanno la possibilità di scendere in piazza per protestare e per questo ha deciso di farsi portavoce, sottolinea ancora Emanuela, che è mancata la comunicazione e aggiunge «ben vengano i selfie per l’apertura delle linea metropolitana, bellissimo, ma non comunicare per tempo la soppressione del servizio… tanta gente è rimasta tagliata fuori, non sapevano che la 38 non sarebbe più passata». L’amministrazione segratese non difetta certo per comunicazione ma questa volta forse la responsabilità non sta tutta a Segrate. 

I residenti di Novegro, come dice Emanuela, provano anche «una sorta di rassegnazione… che brutto che non veniamo mai ascoltati, questo per la mobilità ma così come per altre cose, tanto che in alcuni c’è rassegnazione, dicono che è inutile lottare».

Cosa avreste voluto sentirvi dire da parte dell’amministrazione, quale genere di impegno, di vicinanza auspicavate che non è arrivata? 

«Per prima cosa, come dicevo prima, la comunicazione, è mancata totalmente. Secondo, speriamo che chi andrà al tavolo di discussione, sappia ben rappresentare le richieste dei cittadini, che poi è il ripristino del servizio. Magari non si riuscirà a portare a casa niente ma è importante che chi ci rappresenta conosca bene le necessità dei cittadini. Insomma, almeno un tentativo portato avanti convintamente». 

Senza speranza?

Le parole di Emanuela Roncone tradiscono un po’ di sfiducia, di amara consapevolezza di vivere in un quartiere forse non in cima ai pensieri dell’amministrazione. Oltre il ponte della ferrovia un confine che non è solo fisico ma anche mentale. Ad avvalorare questa sensazione un fatto su tutti: nonostante l’ordinanza di demolizione di una costruzione abusiva, tutto rimane lì, immobile e nessuno in consiglio comunale s’interroga che fine abbia fatto la legalità.   

Roberto Spampinato

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  • Sono esterrefatta!!! Milano, città internazionale, in mano al sindaco più amato d’Italia, qualcuno propose addirittura anni fa di nominarla capitale al posto di Roma perkè industriale al top, ricca, moderna, sempre all’avanguardia!!! Ma dove??? Siamo diventati il fanalino di coda (senza luce) dell’italia e dell’Europa😡😡 Mandiamo a casa ki non sa governare🙏🏾 e non ha il coraggio di opporsi alle oppressioni🙏🏾😡

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