In Comune

Un po’ meno ricca ma la più istruita

Una fotografia impietosa che ritrae un’Italia spaccata in due ma forse anche in tre o quattro. L’indagine del Sole24Ore mette nero su bianco qualcosa che non sorprende, a giudicare da quanto si legge sui social, vetrina del pensiero e della cultura del Paese: la scarsa preparazione di intere fasce della popolazione.

I sociologi la chiamano povertà educativa, versione edulcorata di quello che una volta indicavano come analfabetismo, bassa scolarizzazione o più recentemente, analfabetismo funzionale ovvero 

 “la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.

Lo studio presentato oggi

Il rapporto del Sole24Ore mette in relazione come spesso le aree meno progredite e meno ricche del Paese siano in cima alla classifica dei non diplomati, anche se alcune eccezioni indicano che le cause non risiedono solo o esclusivamente nel tenore di vita e ricchezza.

Tra queste, le province non del Mezzogiorno tra le prime venti dove è più diffuso un “basso” livello di istruzione, ci sono Prato, Pistoia e Biella.

L’indagine del Sole24Ore esamina i comuni con almeno mille abitanti da dove

emergono poi alcune località “interne”, particolarmente colpite dal fenomeno della povertà educativa. Oltre ad alcuni centri urbani dell’entroterra calabrese e siciliano, anche a Goro (Ferrara) e Valstrona (Verbano-Cusio-Ossola) il 73% della popolazione con più di 9 anni ha un titolo di studio uguale o inferiore alla licenza media. Dal lato opposto svettano, con i più elevati livelli di istruzione, il comune di Basiglio (Milano), seguito da Pino Torinese (Torino) e Camogli (Genova).

Poche eccezioni, però, non smentiscono la causa principale della povertà educativa, ovvero la diretta conseguenza della povertà economica. E non è difficile comprenderne anche le ragioni. Spesso l’istruzione viene percepita come una perdita di tempo, uno spreco di energie che talune fasce della popolazione non possono permettersi perché affabulati da modelli sociali che prediligono la ricchezza economica a quella culturale e guardano alla ricchezza economica come via d’uscita da una condizione di vita emarginata dai modelli vincenti proposti dai social, dalla televisione e spesso anche dalla politica.  

L’articolo del più diffuso quotidiano economico italiano conclude dicendo «La povertà educativa è una condizione sociale fortemente correlata alla povertà economica. Troppo spesso la ridotta disponibilità economica si traduce in una drastica riduzione delle possibilità e delle occasioni educative proprio nel periodo della vita in cui l’educazione e la formazione giocano un ruolo essenziale nello sviluppo della persona». Con queste parole è intervenuto il ministero dell’Istruzione e del merito (Mim) in occasione della presentazione dei dati della seconda ricerca sulla povertà educativa realizzata da Fondazione L’Albero della Vita Onlus con la supervisione scientifica dell’Università di Palermo.

Segrate in cima alla classifica

La nostra città, dopo essere uscita dalle prime dieci città con il più alto reddito pro-capite – siamo comunque fra le prime quindici, abbiamo perso poche posizioni – l’indagine la vede prima, o tra le prime città con il più alto livello di istruzione. 

Una soddisfazione? Probabilmente, se il campanile è il nostro metodo di giudizio del luogo dove viviamo ma forse occorre ricordare come l’Italia del dopoguerra è stata ricostruita da un popolo che aveva la licenza elementare o media e i diplomati erano una minoranza.  

La politica del centro destra tenta di imporre un modello divisivo, classista e differenziato e la riforma Calderoli – Autonomia differenziata – è il fallimento del principio di una educazione che dovrebbe realizzare l’unificazione culturale – se volete anche nazionale, per usare un termine molto in voga adesso – nella quale si annulleranno gl’individui come esseri particolari. La saldatura tra l’idea di Risorgimento e quella di educazione così concepita da Gentile si risolveva nella prioritaria esigenza dell’educazione nazionale all’interno della riforma morale. 

Oggi la politica – a ogni livello – dovrebbe contrastare il tentativo di costruzione di un’Italia a più velocità e opporsi al tentativo di un’istruzione a macchia di leopardo.

Roberto Spampinato

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  • La cultura esalta i migliori cervelli!
    I migliori cervelli progrediscono il paese….
    Sempre che si permetta loro di lavorare nel proprio paese🤷🏽‍♀️ viceversa progrediranno i paesi che se li accaparrano lasciando scivolare nel vuoto il paese d’origine

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