In Comune

Novegro lasciata a piedi, non ci sono i soldi

Era nell’aria, già dalle prime reazioni e dai commenti trapelati subito dopo l’annuncio della soppressione del tratto della linea ATM 38, la sorte di quel breve tratto usato da pochi residenti di Novegro, troppo pochi per l’assessore milanese Censi, ne ha decretato il taglio. Anche a Segrate, tra consiglieri e assessori, nessuno si è strappato le vesti, anzi, il sindaco Micheli ha dichiarato di non usare gli autobus, mentre per qualche assessore dell’area PD Novegro non è bacino di voti e così anche per il consigliere Griguolo, rappresentante di Segrate in consiglio della Città Metropolitana, intervistato da Segrate.info i residenti non avrebbero fatto abbastanza per tenersi il servizio. 

Con queste premesse era facile intuirne la fine.

Adesso arriva la definitiva(?) risposta dell’amministrazione segratese: l’assessore Giulia Vezzoni, incontrando i rappresentanti del comitato cittadino per il ripristino del servizio, ha comunicato che il comune non ha i fondi necessari per coprire il tratto tagliato dal recente riordino delle linee di superficie, a seguito dell’entrata in servizio della linea metropolita M4. La spesa annua di 115 mila euro più IVA non è sostenibile per le casse del comune che, come ha ricordato l’assessore durante l’incontro, è ancora in predissesto. L’ammontare è enormemente ingiustificato, secondo i vertici di ATM e dell’assessore della giunta milanese Arianna Censi, che hanno fornito i numeri dei biglietti rilevati nel periodo aprile/maggio scorso: un centinaio in due mesi, un biglietto e mezzo al giorno, abbonati esclusi. 

Certamente un numero davvero esiguo considerato il costo del servizio ma come si concilia l’idea di privilegiare la mobilità collettiva a scapito di quella privata senza iniziare quel percorso virtuoso di progressiva sostituzione del mezzo privato per passare al trasporto pubblico? 

Servizio pubblico e diritto alla mobilità.

Il servizio pubblico di trasporto e la sua sostenibilità economica è da tempo argomento di discussione tra addetti ai lavori, e la costante è la totale divergenza di vedute.

Purtroppo, i bilanci sempre in rosso degli enti locali e la continua riduzione delle rimesse dello Stato, hanno messo davanti a ogni considerazione la sostenibilità economica rispetto all’importanza del servizio pubblico. In una recente lavoro di urb@nit, Centro nazionale di studi per le politiche urbane si legge:

Lo Stato-imprenditore, con le proprie aziende verticalmente integrate, ha predisposto uno scenario di monopolio naturale che, con l’avvento delle aperture del mercato di riferimento, costituisce un’inerzia alla concretizzazione dei benefici attesi dalla concorrenza stessa. 

Il ritardo dell’apertura al mercato dello storico monopolio dei servizi di trasporto delle municipalizzate e delle aziende di stato ha condizionato anche le relazioni inter- finanziare tra le articolazioni dello stato che esercitano funzioni essenziali nel garantire il diritto costituzionale alla mobilità. 

In sostanza, da una parte lo Stato detiene il monopolio del trasporto pubblico, non liberalizzando il settore, dall’altro deve fare i conti con risorse sempre più esigue, compromettendo il diritto costituzionale alla mobilità. 

A Milano, poi, la situazione risulta ancora più complicata: inquinamento e traffico hanno costretto tutte le amministrazioni degli ultimi vent’anni ad adottare politiche di contenimento del traffico e riduzione dell’inquinamento, istituendo aree a traffico limitato, ticket d’ingresso e divieti di accesso alle auto più vecchie, politiche che hanno prodotto ulteriore spesa e limitazione alla mobilità del cittadino.

La sforbiciata all’ultimo tratto della linea 38, che va dal centro sportivo Saini al capolinea di via Deledda, circa un chilometro, per i vertici ATM sono un risparmio di circa 350 euro al giorno, difficilmente compensabile dal solo costo del biglietto e da qualche manciata di abbonamenti ma c’è da chiedersi se davvero il servizio pubblico debba seguire i criteri di redditività. 

Intanto, al cittadino-utente non resta che adeguarsi, i margini per una mobilità piena e sostenibile passano per tickets, zone ztl e vincoli di circolazione.

Il taglio delle linee di superficie senza gli opportuni strumenti di compensazioni o miglioramento della mobilità collettiva potrebbero avere effetti divergenti dai fini perseguiti dall’amministrazione del sindaco Sala, per alcuni l’auto diventerà l’unico mezzo per connettersi alla rete urbana di trasporto.

Al cittadino non resta che manifestare.

Annunciata per stasera una fiaccolata, a partire dalle 20,30 da Piazza Grandi per poi raggiungere il Palazzo di Giustizia. I cittadini non si rassegnano, mobilitazioni e proteste si sono susseguite dal luglio scorso e, a parte l’allungamento di qualche fermata della 73, per adesso il bilancio non sembra pendere dalla parte del cittadino. Raccolta firme e proteste potranno far rivedere le politiche di trasporto di Città Metropolitana? Difficile fin tanto che i “dané” saranno l’unico criterio scelto dagli amministratori.

Roberto Spampinato

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  • Condivido lo spirito di fondo dell’articolo: la politica dei trasporti resterà molto condizionata “fin tanto che i “dané” saranno l’unico criterio scelto dagli amministratori.”
    Ma è anche vero che gli amministratori devono fare i conti con i bilanci che devono tenere conto dei problemi determinati anche dai tagli dei trasferimenti da parte del governo e da parte della regione .

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