In Comune

Il caso della Onlus che fa infuriare la politica segratese

Succede che nella green, solidale e vivibile città di Segrate, virtuoso esempio di rigenerazione urbana, di progetti “a misura d’uomo”, orgoglio di una amministrazione che solo pochi giorni fa ha presentato il faraonico progetto del “Chilometro verde” per abbattere questo muro – la Cassanese – come ha annunciato il Sindaco Paolo Micheli introducendo la presentazione del progetto, di muro la politica ne tiri su un altro, un muro di silenzio e piccate diffide affidate ai legali, pagati con i soldi dei contribuenti segratesi. 

Ma cosa è successo e cos’è la Onlus Rosa di Gerico, perché è entrata in rotta di collisione con l’amministrazione che solo qualche anno fa, per “l’eccellente lavoro svolto”, ha rinnovato per la terza volta alla Onlus l’utilizzo di una villetta confiscata alla mafia?

È quello che si chiede il dottor Giovanni Falanga, Psicologo e responsabile Psicopedagogico della Onlus.

Cominciamo dalla fine, da quanto accaduto in queste ore.

La Onlus “Rosa di Gerico La casa della madre e del fanciullo”, un importante realtà del Terzo Settore, ben radica nel nostro territorio comunale che accoglie nuclei familiari allontanati dal loro abituale contesto di vita in seguito a situazioni di disagio sociale, carenze educative ed affettive, fragilità psicoaffettive del genitore, maltrattamento familiare, abuso, lancia un grido di aiuto con un comunicato dove il titolo riassume in poche righe qualcosa di allarmante, qui l’originale:

L’AGENZIA DEL DEMANIO OFFRE ALLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA
E AI LORO FIGLI UNA CASA CONFISCATA ALLA MAFIA:  IL COMUNE LE SFRATTA PER FARE CASSA PUR NON AVENDO UN’ALTRA DESTINAZIONE.
FA LA PROPOSTA: “PER RESTARE LI’ DOVETE PAGARCI DI PIU’”.

Il comunicato descrive una situazione grave, un bene confiscato alla mafia, vincolato e destinato ad usi sociali, l’Amministrazione comunale non rinnova più la convenzione con la Onlus perché vuole “rientrare in possesso dell’immobile suddetto per destinarlo alle sue finalità istituzionali”, in fondo al comunicato si legge anche: La finalità istituzionale è solo quella di aumentare il gettito sfruttando un bene confiscato alla malavita!

Un quadro abbastanza pesante – ribadiamo – stando a quanto descritto dal comunicato. Il contratto di convenzione è scaduto lo scorso 29 maggio e da allora il tentativo di trovare una soluzione non sembra trovare nessun accomodamento: il Comune rivuole indietro l’immobile, è quanto ci riferisce il dottor Falanga che in prima battuta contattiamo, e leggendo la copiosa documentazione che ci mostra tentiamo di fare il quadro della situazione. Nel frattempo, abbiamo richiesto all’Assessore Guido Bellatorre, con delega proprio ai servizi sociali, di avere il suo punto di vista ma l’abbiamo fatto per dovere professionale – sentire tutte le parti in causa – ma senza tanta convinzione di poter ricevere una risposta, non ha mai risposto alle nostre richieste di informazione. 

Giriamo, allora, il comunicato della Onlus ad alcuni consiglieri di maggioranza e si comprende subito come la faccenda imbarazzi l’amministrazione Micheli: con un “uscita scomposta” il consigliere Bruno Barsanti, segretario del PD segratese annuncia: “chi scrive verrà querelato, a prescindere”. 

Ci assumiamo il rischio e andiamo avanti.

La sorpresa è enorme, in fondo avevamo chiesto di commentare un comunicato stampa di una Onlus che da anni collabora con l’amministrazione di cui il consigliere Barsanti fa parte ma su questo qualcun altro si pronuncerà. 

La reazione spropositata del consigliere del PD dimostra un certo nervosismo della maggioranza su una vicenda che, man mano che leggiamo il copioso carteggio che il dottor Falanga ci mostra, riconosciamo lo stile di questa amministrazione: silenzi, mancate risposte, elusione sugli argomenti scottanti. Alcune settimane fa un gruppo di cittadini si è rivolto all’Ispettorato della Funzione Pubblica per avere contezza su un “accesso agli atti” a cui l’amministrazione non dava seguito.

Nelle carte e nella corrispondenza che il dottor Falanga ci legge si capisce chiaramente che il sindaco non ha nessuna intenzione di interloquire con i rappresentanti della struttura, del resto anche nell’articolo apparso sulla Gazzetta Martesana del 20 maggio 2023, l’assessore annunciava “nessun incontro: proseguirà tramite i rispettivi legali il dialogo tra l’Amministrazione e la Rosa di Gerico, che a fine mese dovrebbe lasciare via Pertini”. Un comportamento che lascia basiti, che evidenzia la totale insensibilità, vista la materia trattata ma soprattutto per l’obbligo che la funzione pubblica impone all’assessore, quella di farsi voce, promotore e ponte tra le istanze dei cittadini e le esigenze dell’amministrazione comunale, ma è evidente che questa sensibilità non c’è. 

Ma le cose assumo un peso e una dimensione che travalicano i normali rapporti tra chi, in forza di un contratto scaduto, richiede l’immobile e un’associazione che per l’attività svolta e per il profilo sociale è pienamente legittimata ad occupare i locali sequestrati alla mafia ed espressamente destinati dalla legge a questo utilizzo. 

Il Comune tenta di strangolare finanziariamente la Onlus e, dal giorno dopo la scadenza del regolare contratto, applica arbitrariamente la tariffa di affitto come se si trattasse di un privato cittadino, 2700 euro mensili, da tabella dall’Agenzia delle Entrate – come si affrettano a precisare dagli uffici comunali- ben 140 volte il canone precedentemente accordato che era di 1400 euro l’anno. Tutto messo nero su bianco attraverso determina dirigenziale – qui copia del documento – che attesta il credito vantato dell’Ente verso la Onlus. Delle voci dal comune fanno circolare la notizia che la Onlus non abbia rispettato regole e disposizioni che regolano lo svolgimento di un’attività non semplice da gestire.

Ricordiamo che nella struttura alloggiano e hanno alloggiato, a rotazione, decine di donne e mamme con particolari fragilità sociali, detenute agli arresti domiciliari, bambini allontani da ambienti familiari problematici. Falanga sgombra subito il campo, ci fornisce copia delle due contestazioni ricevute in questi anni, per le quali hanno promosso ricorso. Il primo rilievo riguarda il titolo di studio di un operatore sociale, rilasciato dalla Città del Vaticano, e la seconda contestazione riguarda un uso diverso di un locale, rispetto alla destinazione originale prevista, durante i mesi del Covid, multa per 400 euro.

La Onlus Rosa di Gerico – La Casa dei Bambini per attirare l’attenzione sulla gravità e sulle eventuali conseguenze di un sgombro ha promosso una petizione per sensibilizzare l’opinione pubblica e più segnatamente dei segratesi e subito i legali del Comune si sono messi all’opera non per cercare un via di dialogo, un accordo o una soluzione ma per diffidare la Cooperativa sociale “ affinché interrompa immediatamente la petizione all’oggetto, siccome falsa, tendenziosa e lesiva dell’immagine e reputazione dell’Ente. Il Comune di Segrate, infatti, non sta sfrattando le donne e le mamme, bensì sta rientrando legittimamente in possesso dell’immobile, essendo scaduta la relativa concessione a favore di codesta Cooperativa, qui c’è l’originale. Un bizantinismo difficile da spiegare.

Forse tutta questa vicenda potrà far riflettere qualche consigliere o qualche assessore sulla bontà di un’operazione che lascia senza parole per la spregiudicatezza di un’amministrazione che solo in forza di un contratto scaduto non esita a mettere in difficoltà una struttura dai riconosciuti meriti sociali, gli stessi che gli amministratori segratesi hanno riconosciuto ad ogni rinnovo della convenzione, ma forse dietro questa vicenda c’è qualcosa che non è stato ancora detto?

Roberto Spampinato

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  • Complimenti al coraggio e alla professionalità del giornalista, in un momento storico in cui questa professione è stata ed è esercitata da giornalai e pennivendoli, dimentichi del loro dovere di scrivere di “realtà”.

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