Botta e risposta attraverso comunicati stampa della Giunta Micheli e la Onlus Rosa di Gerico ma nulla è cambiato, tanto lavoro per i legali.
Di cosa stiamo parlando?
Bisogna ribadire qualcosa di ovvio che, anche se scontato, non sempre è in cima ai pensieri di chi legge o nel corso degli eventi e nella disputa tra Comune e Onlus si perde il cuore dell’argomento: stiamo parlando di persone.
Di soggetti fragili, vittime delle più disparate disgrazie, di abusi, di delitti spesso violenti, di persone di cui solitamente leggiamo sui giornali per i reati commessi o di cui sono vittime e non abbiamo minimamente idea della loro identità, delle loro storie e nemmeno di che aspetto hanno, perché la legge tenta di proteggerli, di dar loro una via d’uscita, un ombrello per ripararsi dalle intemperie di vite sbagliate(?), di condizioni marginali.
Il nostro ordinamento, pur in mezzo a mille difficoltà, a tante contraddizioni e a una montagna di risorse, non sempre investite correttamente, non persegue velleitarie richieste dell’Assessore Guido Bellatorre di “istituire la festa della famiglia naturale fondata tra uomo e donna” ma tenta di dare risposte, magari non esaustive, cercando di alleviare condizioni difficili. Il legislatore, con una buona legge, ha inteso restituire loro, proprio a queste categorie, quello che la criminalità ha sottratto alla collettività, a tutti noi e lo ha fatto con un vincolo chiaro, rigido e inequivocabile: i beni confiscati alla criminalità devono essere destinati a scopi sociali.
Ma tutto questo ha bisogno di amministratori competenti, preparati e forse anche un po’empatici, capaci di proiettarsi nei panni dell’altro. Come sempre, in tutti gli aspetti della burocrazia e del sociale, la differenza la fa l’essere umano.
La pezza peggiore del buco.
Nelle ultime ore, in successione, i comunicati di Comune e Onlus hanno inteso ribadire il proprio punto di vista. Il Comune parla di una campagna di pressione pubblica per indurre l’Ente a rinnovare la concessione dell’immobile, usato fin qui dalla Onlus Rosa di Gerico nelle modalità e per gli scopi che il legislatore ha prescritto, ma le prime due righe del comunicato che ha diramato lasciano sbigottiti:
L’attività di tutela assistenziale che svolge la Cooperativa all’interno di questa struttura è sicuramente meritevole, per quanto non abbia dirette ricadute sociali sul territorio cittadino.
Come dire, non ce ne viene niente in tasca.
Nella laboriosa, ricca e solidale Segrate, governata da un giunta di sinistra, leggiamo un comunicato “padano”: prima i segratesi. In puro stile Pontida della prima ora, perché nel frattempo anche i leghisti hanno cambiato registro.
L’incipit del comunicato del Comune potrebbe essere sufficienti per chiudere qui ogni altro commento ma poi, leggendo il resto, si capisce la grande confusione che regna tra gli esponenti della Giunta Micheli, dell’assessore Bellatorre, tra chi ha firmato determine dirigenziali figlie di storpiature amministrative oltre che spropositate.
Emergenza abitativa e accoglienza soggetti fragili.
Nello stesso comunicato si legge “Quella che La Rosa di Gerico ha creato è situazione estremamente spiacevole, che ci impedisce di attivare un nuovo progetto di sostegno a famiglie segratesi rimaste senza casa”.
Bisognare ricordare all’Assessore Bellatorre che nel 2007, proprio come riporta il comunicato, quando era ancora un giovane studente della Facoltà di Giurisprudenza di Milano, un atto del Demanio del 13 febbraio 2007 destinava “la struttura residenziale e semiresidenziale per soggetti con fragilità sociali comprensiva di eventuale servizio di pronto intervento per le situazioni di emergenza personali e familiari, in particolare per genitori soli con figli minori da estendersi all’intero ambito territoriale….”
Questo potrebbe essere sufficiente a chiudere la controversia?
L’atto di conferimento del bene al patrimonio indisponibile del Comune è chiaro, cristallino. Ma se il documento che abbiamo avuto modo di visionare va troppo in là nel tempo e magari non è nella disponibilità delle Giunta, nel 2008, con Disposizione dirigenziale del 28/01/2008 a firma dell’Avv. Laura Aldini, l’immobile veniva acquisito e destinato proprio alla funzione che il Demanio aveva espressamente indicato.
Ma c’è qualcosa di non detto su questa vicenda?
Secondo quanto riportato dalla Gazzetta della Martesana, nell’intervista in cui l’assessore ribadiva che non vi sarebbe stato alcun incontro tra l’Ente e la Onlus, emerge anche che, nelle intenzioni dell’assessore, l’edificio di Via Pertini sarà utilizzato come soluzione ponte in attesa della sistemazione della villa bifamigliare di via Gramsci, destinata ad ospitare famiglie in condizioni di disagio.
Di quale “nuovo progetto di sostegno a famiglie segratesi rimaste senza casa” parla l’assessore?
E quale è il nesso tra il bene di via Gramsci e quello di via Pertini?
Partiamo da quanto prevede “l’ACCORDO DI COLLABORAZIONE TRA IL COMUNE DI PIOLTELLO CAPOFILA DEL DISTRETTO SOCIALE EST MILANO E IL COMUNE DI SEGRATE PER LA REALIZZAZIONE DELLA PROPOSTA PROGETTUALE FINANZIATA CON IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA.
La linea di Investimento 1.3.1 – Linea di sub-investimento 1.3.1 – Povertà estrema – Housing first – sono i punti del documento che illustra il finanziato per l’importo di € 710.000 e comprende € 500.000 dedicati alla ristrutturazione e all’acquisto degli arredi dell’immobile di via Gramsci 13 in Segrate ed € 210.000 dedicati all’erogazione del servizio di assistenza.
Il Comune di Pioltello, quale ente Capofila del Distretto Sociale Est Milano, ha provveduto alla presentazione del progetto complessivo e, a tale fine, lo stesso ha dichiarato il possesso dei requisiti relativamente alla parte infrastrutturale, anche per conto del Comune di Segrate.
I conti non tornano all’Assessore Bellatorre
Il crono programma del progetto indica come l’amministrazione segratese è in forte ritardo con l’attuazione delle varie fasi del progetto e per questo, per avviare l’iter dell’assegnazione delle risorse, forse intende usare proprio la struttura di via Pertini come prima pietra del progetto.
Il Comune di Segrate – si legge nel documento – intende ristrutturare la villa di via Gramsci con i soldi del PNRR per impiegare il bene nel contrasto al fenomeno della povertà estrema e per gli interventi di Housing first, uno degli approcci più innovativi per contrastare la grave marginalità adulta ovvero il tentativo di risolvere la condizione di senza dimora di persone con disagio multi-fattoriale.
In pratica, le persone con anni di vita in strada – homeless – o che hanno perso l’abitazione ricevono dai servizi sociali territoriali l’opportunità di entrare in un appartamento autonomo “senza passare dal dormitorio” godendo dell’accompagnamento di una equipe di operatori sociali direttamente in casa.
Quello che la Giunta non ha esplicitato potrebbe essere proprio la montagna di soldi, ancora una volta del PNRR, che l’amministrazione vuole usare per la ristrutturazione edilizia di Via Gramsci, mentre la nuova destinazione d’uso di via Pertini potrebbe non far piacere ai residenti della zona che peraltro in questi anni hanno lamentato il disagio di dover convivere con una struttura dove le grida dei bambini possono “svalutare” gli immobili circostanti.
È bene ricordare che anche il progetto per l’”Housing first” è degno di attenzione e risorse, sono sempre più le persone che combattono lo spettro di vite spese sotto coperte di cartone, sui marciapiedi delle nostre città. L’emergenza che si tenta di risolvere con Housing first, però, non è sovrapponibile con la tutela di mamme e minori, tanto da indurre l’assessore a usare l’immobile di via Pertini in modo difforme dalla sua naturale funzione, dando l’impressione di mancanza di progettualità, che altrimenti poteva essere ricercata con la collaborazione della onlus stessa, invece di ricorrere alle maniere forti.
Ancora una volta i soldi del PNRR usati per progetti contingenti, per spese una tantum come per l’erogazione del servizio di assistenza, e c’è da domandarsi che succede al servizio una volta finiti i soldi?