È proprio il caso di cominciare dalla fine di questa storia, lunga ben 12 anni ma che in realtà vide l’iniziò nel lontano 2003, quando maturò nella testa e nei cuori dei promotori l’idea di preservare dalla cementificazione il grande polmone verde del Golfo Agricolo.
Prima di descrivere il progetto, di come l’amministrazione intenda dar vita a questo importante piano, è fondamentale ricordare alcuni passaggi della vicenda per due ragioni:
la prima perché serva a comprendere il ciclopico sforzo di una piccola comunità, costellato dalla collaborazione di decine di volontari, di associazioni, di gruppi ambientalisti che hanno creduto in un progetto indispensabile e vitale per un territorio sotto costante richiesta di aree edificabili. Un piccolo gruppo di segratesi che ci aveva visto bene, Segrate e il suo grande patrimonio verde ogni anno perdeva una significativa porzione di aree verdi e tardi o presto sarebbe toccato anche quella tra Milano2 e Rovagnasco, oggi tutto ciò sembra scongiurato;
la seconda, molto più pragmatica, deve ricordarci che la nostra città è ancora a rischio cementificazione. Gli interessi attorno a queste aree sono ancora molto forti e le concessioni edilizie che devono ancora atterrare sono il vero quesito: che faccia avrà Segrate dopo tutto ciò?
Una battaglia lunga
Dopo ben 21 anni da quell’idea e 12 di battaglie legali, tempestate di carte bollate, ricorsi, sentenze, pareri tecnici, aule di tribunali, l’atto conclusivo per proteggere almeno i quattro quinti del Golfo Agricolo è approdato in Consiglio comunale per la ratifica, dopo che il Sindaco Paolo Micheli aveva annunciato la notizia durante la presentazione del Chilometro verde.
La svolta parte con la sentenza del TAR del 2015 che accogliendo tutti i rilievi al P.G.T. (Piano di Governo del Territorio) di Segrate formulati dal Comitato Golfo Agricolo, aveva stabilito come la V.A.S. (Valutazione ambientale strategica) era carente ed evidenziava l’eccessivo consumo di suolo, per cui sarebbe stato impossibile realizzare i corridoi ecologici previsti.
L’urbanizzazione del territorio eccessiva, rispetto all’andamento demografico e il preverdissement che non avevano contribuito al miglioramento della qualità ambientale, il Golfo Agricolo si caratterizzava per una grande ricchezza e l’insita predisposizione all’agricoltura e per tanto era necessario mantenerlo agricolo.
Inevitabile il conseguente “annullamento in toto dello strumento di pianificazione” che l’amministrazione di centro destra aveva licenziato a cuor leggero, per fare cassa con gli oneri di urbanizzazione, senza nessun riguardo per la storia della città ma soprattutto per il futuro delle giovani generazioni.
Ma il rischio di un cambio di gestione amministrativa cittadina e la redazione di un nuovo PGT avrebbero potuto rimettere in discussione il lavoro e le battaglie di anni, ed è per questo che la notizia della definitiva acquisizione da parte della collettività ha chiuso definitivamente la vicenda.
Il progetto di oggi
Un’operazione ben congegnata, venendo a oggi, quella descritta dal Vicesindaco Di Chio durante la discussione in Consiglio, che produce due importanti effetti: permette di mettere in sicurezza l’area del Golfo Agricolo, acquisendo definitivamente i terreni oggetto di una ormai quasi ventennale disputa e, grazie agli oneri compensativi che scaturiranno dagli oneri di urbanizzazioni derivanti dall’area ex Cise, la riqualificazione di un’importante porzione della nostra città fin qui abbandonata.
Dopo diverse soluzioni tentate dall’amministrazione per cercare di riconvertire la superficie di quello che, dal dopoguerra fino alle fine degli anni Novanta, rappresentò un importante centro studi e ricerca, come ha ricordato il Presidente del Consiglio Gianluca Poldi, la gestione e il rilancio dell’area ha rappresentato una sfida complicata per chi ha dovuto gestire occupazioni abusive, abbandono e degrado.
Di Chio ha ricordato anche i vari tentativi per rilanciare e trasformare il sito in una possibile residenza per studenti, in un centro di produzione legato all’idrogeno verde ma i limiti urbanistici e i costi hanno reso impraticabile ogni ipotesi. La logistica sarebbe stata ancora una volta la risposta ma Segrate ha già nel suo territorio una massiccia presenza di aziende del settore, che fare allora?
Il progetto della multinazionale specializzata in Data center, come ha spiegato sempre Di Chio, è sembrata la proposta più vicina alla soluzione di due problemi.
La grande multinazionale Syrus One, attiva nel comparto dei Data Storage, enormi edifici dove risiedono i server per l’immagazzinamento dei dati, quelli che giornalmente tutti usiamo, dalle banche agli ospedali, dai trasporti ai servizi informatici, insomma, tutte le attività che passano attraverso la rete, prevede la costruzione di due edifici, alti circa 19 e 25 metri con attorno una fascia verde su una superficie totale di 40 mila metri quadrati. Tutta l’area è sufficientemente distante dalle abitazioni e i timori espressi dalla minoranza, circa eventuali rumori emessi dai grandi condizionatori necessari per raffrescare i computers, non dovrebbero essere un problema ma, anzi, un’ennesima opportunità. Sempre il Vicesindaco Di Chio ha descritto come questo aspetto potrebbe essere un ulteriore vantaggio per la collettività, sfruttare il calore emesso dagli impianti tecnologici per essere usato in una eventuale centrale di teleriscaldamento per scuole e privati.
La felicità e la commozione in Consiglio Comunale
Per il Sindaco Micheli e la sua Giunta questa operazione è motivo di grande orgoglio, la realizzazione di un sogno. Durante i ringraziamenti, rivolti ai tantissimi che a vario titolo hanno contribuito al raggiungimento di questa grande conquista per la collettività, il primo cittadino di Segrate a stento è riuscito a frenare la commozione.
Anche tra i consiglieri e assessori la felicità era palpabile, stampata nei sorrisi e negli sguardi che hanno rivolto verso la platea, dove un piccolo gruppo di cittadini è corso ad assistere a una serata e a un Consiglio che certamente il sindaco e la sua giunta ricorderanno a lungo e che per i cittadini segratesi rappresenta una fondamentale conquista.
Questa storia modello per la politica del futuro?
Una storia di quelle che vorremmo fosse la cifra di una politica locale, quella reale, che incide sulla vita di tutti i giorni, scevra da annunci e proclami, da progetti irrealizzabili, da dichiarazioni da campagna elettorale, una politica che davvero può fare la differenza che ha a cuore il bene della collettività ma sensibile anche alla richiesta del singolo.