Caro sindaco Micheli,
leggiamo la sua lettera aperta e ci sorge spontanea una domanda: dov’era quando Milano tagliava i servizi di superficie, quando le corse venivano ridotte e le linee accorciate o cancellate? Quando era il momento di difendere il trasporto pubblico locale, la sua voce e quella della sua amministrazione non si sono sentite con la stessa fermezza con cui oggi chiede aiuto agli altri enti.
Quando un consigliere di maggioranza, delegato a rappresentare Segrate in Città Metropolitana, arriva a dire che i cittadini non si sono fatti sentire abbastanza – a differenza dei milanesi, che con le loro proteste sono riusciti a ottenere il ripristino di una linea soppressa – viene da chiedersi quale sia il ruolo di un amministratore: ascoltare e difendere i bisogni della propria comunità o scaricare la responsabilità sulle spalle dei cittadini?
Oggi scopre che gli autobus sono affollati, che le corse saltano, che la rete non è adeguata? Ottimo, peccato che questa sia una realtà ben nota ai cittadini da anni. Eppure, quando si decidevano i tagli, quando ATM e Regione ridefinivano le priorità, il Comune di Segrate non ha battuto i pugni sul tavolo con la stessa determinazione con cui ora scrive lettere aperte.
Lei dice che Segrate sta investendo e progettando una città con un trasporto pubblico all’avanguardia. Bene, ma non basta pianificare: serviva agire prima, quando si decidevano le sorti della mobilità nell’area metropolitana. Serviva schierarsi con forza contro una politica di ridimensionamento del trasporto pubblico che ha penalizzato proprio i comuni di cintura come Segrate.
Adesso chiede a Milano, a Regione Lombardia e ad ATM di “prendere per mano” Segrate, di investire, di rispettare le corse, di migliorare il servizio. Ma non sarebbe stato meglio prevenire invece che curare? Non sarebbe stato più utile farsi sentire quando le decisioni venivano prese, piuttosto che lamentarsi ora a giochi fatti?
Se davvero si vuole una mobilità a misura di cittadino, servono amministratori capaci di agire con tempestività, non solo di denunciare a posteriori ciò che i cittadini già subiscono da anni. Segrate è pronta a investire, dice lei. Ma non sarebbe stato meglio investire anche in una battaglia politica per difendere il trasporto pubblico quando era il momento?
Per risolvere il problema della mobilità locale si potrebbe ricorrere alla stessa fantasia e creatività che questa amministrazione ha mostrato in questi anni. Perché no? Potrebbe, ad esempio, potenziare la flotta di ciclobus, già utilizzati da qualche anno per accompagnare i bambini segratesi a scuola. Un’idea brillante, dopotutto: sostenibile, ecologica, perfettamente in linea con la tendenza a trovare soluzioni alternative e innovative. Certo, forse non proprio adatta a chi deve raggiungere il posto di lavoro o a chi ha bisogno di spostarsi rapidamente, ma non sottilizziamo.
D’altronde, in questi anni si è spesso usato il concetto di sostenibilità come un passepartout, un’etichetta buona per ogni occasione, anche quando serviva solo a mascherare problemi più concreti. Mezzi pubblici insufficienti? Parliamo di mobilità dolce. Corse tagliate? Incentiviamo la sharing mobility. Servizi inefficienti? Usiamo parole rassicuranti come “resilienza” e “green vision” e tutto sembrerà più accettabile. Magari la soluzione definitiva per il trasporto pubblico locale sarà proprio questa: una Segrate che viaggia a pedali, nel segno di una transizione ecologica… obbligata.
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