Camicie di lusso, e altri regali, era questo, secondo la Procura di Monza il prezzo dei falsi accertamenti nei negozi del territorio di loro competenza allo scopo di raccogliere regali e altro. Dieci allora appartenenti al Gruppo della Guardia di Finanza di Sesto San Giovanni, di età compresa tra i 33 e i 61 anni, sono stati rinviati a giudizio al Tribunale di Monza per falso in atto pubblico e due di loro anche per induzione indebita a dare denaro o utilità, i fatti risalgono al 2017 e adesso, a conclusione delle indagini il rinvio a giudizio gli imputati non hanno scelto riti alternativi e hanno deciso di andare al dibattimento, fissato al 7 luglio, perché intendono dimostrare che i controlli erano regolari perché vengono eseguiti “cristallizzando” il momento dell’accesso al negozio e verbalizzando le persone effettivamente presenti.
Una ventina di contestazioni riguardano esercizi commerciali, soprattutto bar e pizzerie, ma anche un venditore di kebab e un negozio di frutta e verdura nella zona di loro competenza tra Cinisello, Segrate, Sesto, Vimodrone, Carugate, Rodano e Pioltello.
A Segrate, secondo l’accusa, i finanzieri avrebbero fatto firmare il controllo, su uno scontrino da 41 euro di consumazioni di bevande e alimenti , al genero del titolare, come se fosse un cliente ma durante l’ora di chiusura dell’esercizio commerciale.
Le indagini, eseguite dagli stessi colleghi della Guardia di Finanza nei confronti degli imputati e coordinate dal pm monzese Rosario Ferracane, hanno avuto inizio in seguito a una segnalazione di un negoziante che sarebbe stato indotto a “regalare” una camicia, ma prima ancora una lamentela tra due altri commercianti sulle “visite” ricevute dalle Fiamme gialle, intercettata per pura casualità in un’altra inchiesta.