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Era tutto previsto… o quasi

Dal rimpasto alle mancate occasioni della Giunta Micheli due.

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I postumi del cambio assessori.

La giunta Micheli va avanti per la sua strada, archiviata la sostituzione di due assessori, il tran-tran della politica segratese riprende come al solito. Nessun malumore e nessun retroscena, commentano i ben informati organi di stampa locali, anche se stanchezza e una certa insofferenza ai metodi del sindaco potrebbero aver indotto i diretti interessati a fare il passo di lato, del resto “chi non ha problemi con il proprio sindaco” qualcuno ha commentato. 

Insomma, era esattamente come ci avevamo detto: ” tutto previsto”.

L’unico scossone che questa vicenda ha provocato, se così possiamo dire, è stata l’affermazione nel nostro articolo (leggilo qui) in cui avevamo attribuito la neoassessora Giulia Vezzoni in area Segrate Nostra/Azione. Apriti cielo: messaggi WhatsApp sono arrivati tempestivamente a smarcare la posizione della Vezzoni e per chiarire che fa parte della Lista Micheli.

In effetti abbiamo peccato di un eccesso di semplificazione. È bene ricordare che la Lista Micheli, voluta proprio dal sindaco, per coinvolgere i giovani e farli avvicinare alla politica, è nata come “spin off” di Segrate Nostra. La lista Micheli è stata proprio un travaso di affiliazione parentale, dove da Segrate Nostra alcuni dei genitori, che avevano fondato il gruppo, passavano il testimone ai figli.

Il 50% del successo alle passate elezioni comunali è certamente merito di questa mossa, una scelta che si è rivelata astuta ma, soprattutto, efficace: la Lista Micheli è stata la più votata e ha permesso di far rimanere Micheli al suo posto. Per il restante 50% bisogna ringraziare l’odierna opposizione che si è presentata in ordine sparso. 

Per il caso Azione, forse anche qui siamo arrivati a una eccessiva semplificazione? Ma i fatti ci dicono che pure in questo caso dai ranghi di Segrate Nostra è partita l’avventura politica dei due mancati parlamentari, Marco Griguolo e Livia Achilli. Proprio l’assessora Achili, eletta con Segrate Nostra, appena qualche settimana dopo l’incarico di assessora nella giunta Micheli 2, presentava il simbolo di ItaliaViva Segrate. Una certa fluidità politica ci ha tratto in inganno?

Nessun peccato veniale, in politica è quasi tutto permesso ma crediamo di non essere andati molto distanti nell’attribuire l’area di provenienza della giovane assessora che ha sostituito Antonella Caretti. 

La smania di indipendenza dei giovani della Lista Micheli, protesa a smarcare l’assessora Vezzoni da qualsivoglia primogenitura politica si era già manifestata in un’intervista con la consigliera e capogruppo Greta Coraglia, nel dicembre 2021, in cui annunciava un cambio di passo e addirittura la rimozione del nome Micheli dal simbolo, per adesso, questa smania non ha prodotto nessun risultato, anzi. I giovani si sono omologati alla vecchia politica, hanno permesso l’accompagnamento alla porta dei due assessori.

Area B, i costi della politica identitaria.

Un proprio braccio di ferro tra Regione Lombardia e Comune di Milano: l’entrata in vigore della nuova restrizione al traffico più inquinante ha scatenato prese di posizioni e spaccature anche all’interno del PD milanese, segno che la decisone del sindaco Beppe Sala non è stata digerita neanche nel suo partito. Molti primi cittadini dell’hinterland milanese, tra questi esponenti dello stesso partito di Sala, non hanno fatto mistero della loro assoluta contrarietà a un provvedimento che sposta, tra l’altro senza risolverlo, il problema dell’inquinamento prodotto dai diesel e dai vecchi motori a benzina.  

Un articolo de Il Giornale descrive come “mentre Sala appare sicuro della scelta che ha preso, fuori dalla cerchia di Milano anche i sindaci di sinistra iniziano a lamentarsi. Il motivo è ovvio ed è proprio il fatto che Beppe Sala, per ripulire la sua città, va a gravare su quelle dell’hinterland, con un semplice spostamento dei livelli di smog”.

Una voce fuori dal coro di lamentele c’è stata, Il Giornale non la riporta, evidentemente Segrate non è stata interpellata o è ininfluente, ma il sindaco Micheli si è affrettato a dichiarare che è favorevole e appoggia completamente la scelta del suo omologo milanese. 

Premesso che la lotta all’inquinamento può essere risolta solo attraverso azioni condivise, le scelte del sindaco Sala, a capo della Città Metropolitana, continuano a pesare sulla nostra città. 

La vicenda delle multe di Linate incassate da Milano pesa come un macigno di oltre 20 milioni di euro sulla storia finanziaria di Segrate. C’è poi la vicenda dell’Idroscalo, un “asset” come indicato da chi mastica di finanza, che potrebbe avere un’altra sorte e ben diversi ricavi.

La posizione del sindaco Micheli è inspiegabile, o meglio, si potrebbe solo con l’appartenenza alla stessa area politica del sindaco Sala, perché non c’è nessun vantaggio per la città che amministra seguire le posizioni di Sala.

In un recente post Paolo Micheli ha annunciato che finalmente la Linea della Metropolitana fino a Linate sarà operativa LA METROPOLITANA DI SEGRATE!

La rivoluzione della mobilità di Segrate ha una data d’inizio: il 26 novembre 2022. Segrate da quel sabato avrà la sua metropolitana! il primo treno della M4 si muoverà con i primi passeggeri da Linate Segrate verso la stazione di Milano Dateo. Una straordinaria novità che interesserà in particolare i residenti di Novegro, Tregarezzo e San Felice che potranno godere subito dei benefici del metrò ed essere connessi con la rete di trasporti pubblici milanesi in pochi minuti.

Ma è solo l’inizio. Perché la linea blu prolungherà nei prossimi anni verso Segrate centro, passando sotto la ferrovia, con la fermata intermedia di San Felice-Tregarezzo. I 420 milioni di euro necessari per la realizzazione sono già stati stanziati come riportato anche questo mese nel Rapporto Sviluppo mobilità sostenibile Città metropolitane del MIMS, il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili.

La M4 sarà il rinascimento della mobilità di Segrate, ma quest’opera strategica favorirà anche una rivoluzione sociale e un nuovo boom economico per le nostre imprese e attività commerciali. 

Il lavoro ripaga sempre!”

La fortuna della linea metropolitana sotto casa.

La metropolitana sarà sicuramente una rivoluzione ma è il caso di sottolineare che per fortuna oggi non arrivi a Segrate. Provate a immaginare quale impatto potrebbe avere l’arrivo di migliaia di automobilisti a Segrate, fermati dall’Area B, che sperano di poter lasciare le loro auto inquinanti per proseguire in metropolitana. Quale è l’area di scambio che dovrebbe attutire questo effetto? Dove sono i parcheggi e i collegamenti con la stazione? I primi a pagare un prezzo salato per l’arrivo della metropolitana potrebbero essere proprio i cittadini baciati dalla fortuna, vicini alla metropolitana, quelli che vivono a Novegro, Tregarezzo e San Felice. I Comuni di confine che hanno fermate della metropolitana come Sesto o San Donato sono diventati parcheggi per i pendolari e da giorni, nonostante le caldaie ancora spente, hanno i livelli del Pm10 sempre oltre i limiti. L’arrivo della metropolitana acuirà problemi mai risolti e gestioni fallimentari del trasporto pubblico regionale ma questa non è un’attenuante per le amministrazioni locali.

Quella sull’Area B è soprattutto una battaglia identitaria, di bandiera, dove le giunte milanesi che si sono susseguite, Moratti, Pisapia, Albertini hanno sempre tentato di spacciare le misure di restrizione necessarie e indispensabili, addossando la parte peggiore del provvedimento all’amministrazione precedente – conosciamo questo metodo – e per risolvere il problema rincarano la dose, senza immaginare gli effetti sull’economia della città, i cui costi di trasporto e mobilità sono i più cari d’Italia, eccezione fatta per Venezia, ma almeno lì hanno un altro panorama.

In casa PD provinciale i mal di pancia e lo scontento monta, anche il sindaco di Sesto comprende che i colleghi Pd siano «tra l’incudine e il martello, sono in imbarazzo ma c’è un forte malumore nei confronti di Sala, che è anche il sindaco della Città metropolitana, per l’abuso di potere che ha esercitato». 

Il rapporto di sussidiarietà tra Milano e Segrate sta svuotando Segrate di potere decisionale e amministrativo, facendo subire alla nostra città, in maniera distorsiva, il principio costituzionale dell’articolo 118 della Costituzione.

Molto spesso a Segrate abbiamo sentito “non abbiamo i mezzi”, lasciando che altri facessero al posto nostro. Il caso di Linate è lampante, dove si è preferito lasciar fare. Abbiamo dimostrato come un piccolissimo Comune, Orio al Serio, con appena tre vigili assunti, riesca a gestire il quarto aeroporto italiano per numero di passeggeri – Linate è settimo -.

Quello che non è chiaro quanto siano davvero le difficoltà amministrative a condizionare l’operato della giunta o quanto quelle politiche che alla fine fanno optare per le vie più semplici, meno impegnative e più funzionali al programma politico, tralasciando quelle più complicate, più impegnative e magari in contrasto con le linee di partito.

Nuovo PGT. 

Immagine d’archivio

Il sindaco Micheli, durante la conferenza stampa per la presentazione dei due nuovi assessori, ha ricordato che sono iniziati i lavori per il rifacimento del PGT, che è vecchio ormai di sette anni, e che fu contraddistinto dall’intervento della magistratura che in prima istanza lo annullò per poi, una volta operate le correzioni, fu adottato. 

La pubblicità data a questo passaggio fondamentale della programmazione del territorio cittadino forse avrebbe potuto godere di più tempo – al sindaco non mancano le competenze in fatto di comunicazione – e forse anche un sincero dibattito pubblico potrebbe giovare alla qualità del nuovo PGT. Per esempio, si potrebbero evitare la soprese come quelle che hanno sperimentato gli abitanti del Comitato No Camini, nel giro di poche settimane una carrozzeria industriale è sorta sull’uscio di casa.

Coinvolgere i cittadini, non con richieste da protocollare e scadenza dei termini della discussione rigidamente applicate, qualcuno dice che Alessandrini lasciò un margine di mesi oltre la scadenza naturale – erano i tanti desiderata da accontentare? – tutto ciò potrebbe far arrivare alla compilazione di un PGT condiviso, attento e rispettoso dei diritti dei singoli e coerente con il rispetto del luogo e la salvaguardia del territorio e forse anche della salute pubblica.   

Consumo suolo.

Questa amministrazione, in fatto di territorio, ha sempre professato di operare in nome di tre principi cardine: zero consumo, nessun nuovo insediamento logistico e città dei tre parchi.

Purtroppo, i dati sul primo di questi principi non sono buoni. Nell’ultimo rapporto dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca Ambientale, che ogni anno fotografa il consumo del suolo nel nostro Paese, indica che a Segrate la tendenza o l’inversione sperata non è avvenuta.  Nel rapporto pubblicato a fine luglio – lo trovate qui – i dati sono impietosi. Nel 2006, primo anno preso in esame dalla tabella, indica che il consumo di suolo ammontava la 50,5%, pari a 884 ettari. Nel periodo 2006-2012 gli ettari consumati salirono a quota 918,32 ettari, con un aumento di circa un 2%, portando a un complessivo 52,5%. Dal 2015, anno della prima giunta Micheli, il report indica che gli ettari consumati salirono a 930, pari la 52,8%. Evidentemente per le scelte delle amministrazioni Alessandrini, questo dato seguirà ad avanzare e così fino ad arrivare al 2021, anno in cui il documento indica in 54,7%, pari a 959 ettari di suolo consumato. 

Qualcuno parla di successo, quello dell’amministrazione Micheli, che è riuscita a rallentare la tendenza, “avrebbero potuto essere molti più gli ettari consumati”, ma c’è chi obietta che la tanto sbandierata politica “Zero Consumo” non sembra abbia prodotto i risultati sperati. Non è facile distinguere a quanto ammontano le licenze edilizie deliberate dalle precedenti amministrazioni, addirittura alcune vecchie, persino prima di Alessandrini – ma non hanno scadenza i diritti edificatori? – ma un dato parla chiaro, in questi ultimi sedici anni abbiamo consumato quasi un altro 10% di suolo.

Per quanto riguarda i nuovi insediamenti logistici, periodicamente, come un fiume carsico, appare e scompare la proposta arrivata sul tavolo della giunta di un grande gruppo della logistica, già presente nel territorio. Qualche mese fa, il vice sindaco Di Chio, in una nostra intervista smentì categoricamente la possibilità dell’insediamento di altre volumetrie destinate alla logistica.

Segrate città verde o al verde?

Se da una parte il consumo di suolo sembra essere un problema difficile da governare, Segrate rimane ancora una città verde, dove parchi, verde privato e terreni agricoli circostanti danno alla città un polmone che dovremmo tutelare a qualunque costo. Molto della sorte di questo verde sappiamo non dipenda da noi ma scelte attente e mirate potrebbero incidere positivamente sul futuro ambientale della città. Purtroppo, abbiamo assistito come l’amministrazione Micheli si sia distinta nel praticare una politica di annunci a effetto: 37mila alberi da piantare; il chilometro verde; piste ciclabili… Tutte scelte e progetti che tutti ci sentiremmo di sottoscrivere se, per alcune di queste, conti alla mano, non risultassero difficili da realizzare.  Allora, forse, sarebbe il caso di introdurre un nuovo principio contabile nel bilancio della città: per ogni metro quadrato di nuovo verde o un nuovo albero da piantare, una nuova voce di spesa, un nuovo importo da accantonare per realizzare, mantenere e curare la nuova porzione di verde cittadino. In fondo è un principio semplice, di buon senso. Chiunque prima di realizzare un’opera fa i conti non solo con i costi per realizzarla ma anche con la sostenibilità dell’opera. Al nuovo assessore, Alessandro Pignataro, che ha l’arduo compito di piantare i 37 mila alberi che il sindaco Micheli dice di volere ancora, auguriamo un buon lavoro ma passi dal suo collega di giunta, il professor Luca Stanca, assessore al Bilancio e Tributi Demanio e Patrimonio, Controllo Partecipate per chiedere quella manciata di milioni di euro per piantumare il 30% del suolo cittadino.

Spese di gestione.

Ogni cittadino segratese versa al Comune 82.54 euro l’anno per la gestione delle entrate tributarie e i servizi fiscali, una tassa che ci accompagna tutta la vita, a partire dal primo giorno di vita. L’ammontare del costo per la gestione delle entrate tributarie e fiscali sono poco meno di tre milioni di euro, esattamente 2.951242,29. Una cifra enorme considerato il bilancio cittadino ma quello che salta all’occhio è come questa cifra sia corrisposta mediamente da piccoli comuni, con mille o due mila abitanti che per forza di cose spendono tanto per i costi fissi iniziali, mentre comuni con lo stesso numero di abitanti spendono meno della metà. 

Sempre in fatto di bilancio e di spese, alcuni dati lasciano pensare: Segrate spende appena €1,61 centesimi per gli interventi di contrasto all’esclusione sociale mentre spende €13,4 per gli organismi istituzionali; appena €5,35 per lo sviluppo economico e €19,69 per i servizi ausiliari all’istruzione. Nessuna spesa per il diritto alla casa. Per Segrate gli organismi istituzionali vengono prima dell’esclusione sociale e del diritto alla casa.

I giovani della Lista Micheli forse adesso avranno qualche motivo in più per rivedere le loro priorità, e qualche motivo in più per un cambio di passo.

PS. Milano spende appena €22 pro-capite per le spese di gestione fiscale e tributaria, a questo punto forse ci converrebbe diventare parte della periferia milanese, tanto in qualche modo lo siamo già.

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